Nuova commissione scientifica per studiare gli inediti di Saverio Strati

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da: http://www.larivieraonline.com/nuova-commissione-scientifica-studiare-gli-inediti-di-saverio-strati

Pregevole l’iniziativa del presidente del consiglio regionale Nicola Irto: una commissione scientifica per valutare gli inediti di Saverio Strati.

Una politica che forma un comitato con nomi certamente di grande spessore culturale; personalità per le quali ammetto di nutrire profonda stima per l’operato, la professionalità e l’ingegno.

Ma è come se mancasse il lievito madre. Qualcosa di sfuggito. E nel caso “Strati”, il lievito madre, a parte i già selezionati, uomini e donne di grande intelletto, lo fanno i nomi di tanti, che lo scrittore lo hanno profondamente assaporato; decisamente conosciuto per mezzo di uno studio pregno di sottigliezze e attento dell’opera che lo compone. E questi, sono i nomi di coloro che di Strati e per Strati ne hanno fatto e ne fanno ragioni regionali; coloro che Strati lo hanno promosso prima in quel che era il suo centro del mondo: Sant’Agata del Bianco e di riflesso in tutta la Calabria, in Italia e come giusto che fosse nel mondo. Nomi di coloro che pur non essendo solo scrittori, laureati, o membri di commissione, si sono spesi per l’opera e nell’opera, per l’epopea e nell’epopea; per Strati e in Strati.

Nomi come: Giuseppe Strangio (sindaco di Sant’Agata del Bianco) che con la sua amministrazione da diversi anni, si prodiga con zelo e caparbietà, perché Saverio Strati riconquisti la sua terra promessa come uomo e come scrittore, divenendo inoltre capofila di una serie di iniziative promosse dentro e fuori il paese natio dello scrittore, dove casa Strati diviene “centro studi” e ove gli inediti potrebbero essere approfonditi, studiati ed elaborati; Luigi M. Lombardi Satriani, il cui studio su Strati e sulla Calabria, quali immagini massime del Meridione d’Italia, ha lo stesso carisma antropologico dello scrittore, dell’intellettuale e dell’uomo; Domenico Talia, che di Strati ne conosce tutti i fitti passi percorsi in quel di Sant’Agata fin su la collina di Cola e anche fuori; Vincenzo Stranieri, che ha sempre penetrato con profonda osservanza la figura di Strati nell’epopea che come uomo e scrittore, lo stesso ha vissuto; Vito Teti, che oggi rappresenta uno degli studiosi più eccelsi e di spicco del Meridione, letterato simbolo dell’Università della Calabria; Giuseppe Neri, critico di eccezionale spessore che di Strati curò diversi aspetti; Walter Pedullà, che di Strati visse gli esordi e l’amicizia sincera di universitari allievi di Giacomo Debenedetti; Palma Comandè, la cui conoscenza diretta dello scrittore, viene continuamente spesa a favore della cultura territoriale collettiva. Nomi tra i quali, altri inserirebbero anche il mio, ma ai posteri l’ardua sentenza.

Serie di nomi, ai quali v’è doveroso aggiungere qualche membro della famiglia (figlio e/o nipoti) che meglio di altri potrebbe contribuire a delineare il profilo umano dello scrittore. E poi ancora: Leonardo Alario, studioso di tradizioni popolari, conoscitore e amico di Strati, autore anche di un importante volume: “La narrativa di Saverio Strati”. E Piero Pananti (ammesso ne sia d’accordo). Tra i più grandi amici fiorentini di Strati, e suo editore in diverse pregiate pubblicazioni.

Nomi noti, alcuni dei quali sono parte di una commissione scientifica già esistente, fortemente dall’assessorato alla cultura della precedente amministrazione regionale, volta alla cura e allo studio dell’opera di Saverio Strati, e il cui obiettivo era ed è quello di rieditarne l’opera stessa e conseguenzialmente riuscire a reperire, studiare e pubblicare gli inediti. 5000 pagine scritte, alle quali S. Strati accenna nella sua lettera di richiesta della legge Bacchelli.

Gente che in quel di Sant’Agata si incontra, si confronta, studia e omaggia Strati.

Studiosi e ”appartenenze” di spessore che vengono sostituiti, quando invece la commissione tecnico-scientifica, poteva essere rafforzata e dunque anche ampliata. Invece viene rinnovata completamente. Scelta che sono certa il mio amato maestro Strati, non avrebbe approvato.

“Dodici mesi per i lavori del comitato, determinando la partecipazioni agli incontri a titolo gratuito e stabilendo il rimborso per i partecipanti per le spese di viaggio e soggiorno, «debitamente documentate, facendone gravare gli oneri derivanti dal presente provvedimento sul capitolo 6 art. 2 sub 493 del bilancio del Consiglio regionale», entro l’importo massimo complessivo di 20mila euro.”

I miei viaggi e i mie soggiorni a Sant’Agata non hanno mai avuto rimborsi; il mio viaggio a Scandicci neppure; la mia corrispondenza con casa Strati non è mai stata messa tra le spese da recuperare; il mio lavoro di diffusione dell’opera stratiana non percepisce assegni; le mie telefonate alle più case editrici non vengono conteggiate; Le mie giornate passate “piacevolmente” a studiare, leggere, comprendere e capire Strati, neppure. Il tempo impiegato nel riuscire, insieme ad altri, a rieditare le opere dello scrittore non ha un prezziario; la gioia di riuscire un giorno a pubblicare i suoi inediti nessun costo.

E nulla mi costa dire che Saverio Strati non può valere il tempo di dodici mesi al costo complessivo di 20.000€.

Ma dato l’obiettivo comune: riaccendere i riflettori su Saverio Strati perché si legga e si rilegga lo scrittore di sant’Agata, non mi resta che augurare alla commissione, a nome mio e dei calabresi sopra citati, un buon lavoro.

“[…]La Calabria, o meglio lo spirito della gente di Calabria è dentro le mie cose come il cuore dentro il petto di un uomo[…]” (Saverio Strati)

 Giusy Staropoli Calafati

(poetessa e scrittrice)

 

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APPUNTAMENTO. SABATO 23 GENNAIO, ORE 17:00,BAGNARA CALABRA,

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Si svolgerà sabato 23 gennaio, alle ore 17:00, presso la sala conferenze della Pro Loco di Bagnara Calabra, l’incontro con Giusy Staropoli Calafati, autrice del libro “Saverio Strati. Non un meridionalista ma il Meridione in sé che parla” (Disoblio Edizioni). All’incontro interverranno Bruno Ienco (Presidente Pro Loco Bagnara Calabra), Mimma Garoffolo (Presidente SOMS Bagnara Calabra), Salvatore Bellantone (Editore).

L’opera propone un originalissimo sentiero di riflessione attraverso le intense pagine della vita e della vastissima produzione letteraria di Saverio Strati. Commentando di passo in passo le tappe cruciali della bio-bibliografia stratiana e mettendo a fuoco la stretta interconnessione delle questioni affrontate dallo scrittore santagatese nonché la loro attualità, l’autrice sostiene che Saverio Strati incarni lo spirito del Meridione, spirito divenuto parola mediante i suoi scritti.

Omaggiando lo scrittore di Sant’Agata del Bianco con una poesia e un racconto a lui dedicati, Giusy Staropoli Calafati attira l’attenzione su uno dei più grandi scrittori calabresi, denunciando la generale dimenticanza e il pericolo di non leggere più i suoi scritti, tanto decisivi per un Meridione bisognoso di indagarsi da sé e di delineare la propria identità, focalizzando quei pregi e quei difetti dai quali soltanto possono generarsi nuove prospettive per il domani.

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SCRITTORI CALABRESI per A LANTERNA. GIUSY STAROPOLI CALAFATI

– Il nonno mi aveva insegnato che il Bambinello andava aspettato con la luce accesa. Serviva luce per accogliere il Bambino nel presepe. E quella della lanterna era l’unica luce vera, che conoscevano i paesi di Calabria. Sette notti di luce avrebbero condotto senza indugi alla notte santa. Si fosse spenta la luce, anche solo una notte, la malaluna ruffiana e indispettita, dicevano i più vecchi, apparirà in cielo come preludio di disgrazie e di sventura. E si viveva nell’attesa dubbra, avvento di una storia che di bocca in bocca passava, e che gli anziani, meticolosi e ligi, ripetevano a memoria.

Io avevo tanta paura. In quella luce di lanterna, riponevo le mie speranze di bambino; coloravo con le sfumature della fiammella i miei sogni e fantasticavo fissando l’inesattezza della fiamma stessa, che pareva seguitare i fiati e gli sfiati fedeli e pure agnostici dei venti natalizi.

La gioia dell’attesa e la felicità del Bambinello, si confondevano con l’inquieto piglio che la lanterna, per quanto inanimata nell’essere, ma vivificante nella luce, si sarebbe potuta assoggettare ai giochetti scanzonati del vento, e dunque spegnere. Ma v’era pure il tormento ossesso, che qualche d’uno, disgraziato nell’anima pure a Natale, la spegnesse per stizza, d’improvviso.[…] (gsc)

SEGUE SU: http://www.zoomsud.it/index.php/cultura/86886-scrittori-calabresi-per-a-lanterna-giusy-staropoli-calafati.html

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IL RACCONTO. Pavese e l’amore segreto di Brancaleone

Arrivammo a Brancaleone che era pieno giorno. Un caldo che non dava scampo. Una piriainsopportabile. Sudavano persino le pale dei pittindianidisposti lungo i sentieri che perimetravano il paese. E portava affanno, quella bestiale calura.

Niente voci di bambini. Niente grida. Solo cicale, votate a un assordante frinire.

Un bar. A cerimoniare, alcuni maschi del loco. Te sette e scopa. Sull’insegna un gran nome: Roma.

– Che fessi!– dissi a mia zia, abbondando in sorrisi come forse le sciocche solevano fare.

– Danno a un bar un nome come Roma, e Brancaleone non è altro che uno dei paesi messi in culo alla luna. –  (gsc)

SEGUE SU: http://www.zoomsud.it/index.php/cultura/86289-il-racconto-pavese-e-l-amore-segreto-di-brancaleone.html

 

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SAVERIO STRATI ALLA NOTTE DEI LICEI

Per la notte nazionale dei licei, Giusy Staropoli Calafati porta SAVERIO STRATI al Liceo classico Michele Morelli di Vibo Valentia.

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Calabria in the books

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Questo Natale metti un libro sotto l’albero.

Disponibili su tutti gli store on-line:

-SUD -la terra di Costabile, Thoth edizioni

-SAVERIO STRATI non un meridionalista ma il Meridione in sé che parla, Disoblio edizioni

-NATUZZA EVOLO due chiacchiere con Maria

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GUGLIELMO PAPALEO. UN UOMO DEL SUD

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 Un giovedì piovoso di Novembre al Politeama di Catanzaro rivive Guglielmo Papaleo. Risi e sorrisi. Emozioni, sussulti. Applausi. Imprenditori interpretano altri imprenditori del passato. La storia di un uomo del Sud. Un Sud che per mezzo di un uomo, fa storia.05_large.fotonotizia

Guglielmo Papaleo, diventa il titolo di una storia. Il protagonista di un romanzo che la Calabria continua a scrivere ancora. Guglielmo Papaleo è il nome dell’ imprenditore della bellezza meridionale. Il Meridione che si fa impresa del bello. Del profumato. Dell’essenziale e saporito. È lui, il volto inequivocabile, di una Calabria lavoratrice. Che tallona e pondera. Studia, valuta, fa le sue tesi e vince. È la resistenza di una terra che esiste, che ci prova, che insiste, che emerge. Una terra che seppur ribelle, crede e non si rifiuta. Fiuta invece. Sente e persegue il gusto del bello. L’aroma, l’essenza. Ne sorseggia i suoi caffè migliori.

Un garzone, Guglielmo. Le mani provate; gli stenti; la fatica; il rischio; la fiducia; il successo. La benevolenza della gente. La magnanimità del cuore. Un’idea che fa centro. Ma che idea! Un’impresa, quella di Guglielmo, eretta sulla spina dorsale della famiglia. Senza pigli e senza stizza. Con l’abbondanza del credo. Fedele a Dio per quanto Dio è fedele.

Un catanzarese che quando nessuno ci credeva, era già Guglielmo con tutta la bottega e il suo caffè. Un uomo, don Guglielmo, che quando al Politeama di Catanzaro, un giovedì piovoso di Novembre, mentre tutti ci credono, torna a rivivere nella memoria di una terra, che certi uomini, proprio non sa dimenticarli.

– Gugliè, sei tu? Sei tornato? -.

-Sì, Martelo’. Sono io. Sono tornato. –

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Un plauso a Gregorio Calabretta, che ha scritto e diretto lo spettacolo. A tutti i giovani di Confindustria Catanzaro, che hanno dato anima all’uomo e alla sua impresa.  A Marco Rubbettino che ha avuto questo lampo di genio.

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Natuzza Evolo due chiacchiere con Maria. Sabato 5 dicembre ore 19:00 Paravati

 

Sabato 5 dicembre ore 19:00 presso la parrocchia Santa Maria degli Angeli in Paravati, verrà presentato il libro di Giusy S. Calafati, Natuzza Evolo due chiacchiere con Maria.
Interverranno:
-Don Francesco Sicari, parroco di Paravati
-Vincenzo Varone, corrispondente della Gazzetta del Sud
– don Enzo Gabrieli, postulatore della causa di beatificazione di Natuzza
Sarà presente l’autrice.

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LA MIA TERRA…

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POLSI. La Madonna è isolata. -Richiesti urgenti interventi. RICORDANDO A TUTTI CHE LA CALABRIA ESISTE PURE SE NON È IL VENETO

LA STRADA DELLA FEDE CHE PORTA A POLSI E ALLA SUA MONTAGNA GRIDA AIUTI URGENTI

L’alluvione di Novembre ci sbarrò la strada. Niente Vergine. Nessuna Polsi. In mezzo alla montagna gridava la pietà popolare. Si sentivano le eco diffuse, di una fede strappata primitivamente, ai luoghi. Gli stessi con i quali l’acqua aveva giocato. E aveva distrutto, inghiottito, rubato.

Quei luoghi ci appartenevano. Erano pari al ventre delle madri. Quelli che avevano patito le doglie. E la Montagna era Madre. Avevamo deciso di arrampicarci, se necessario, anche con le unghie. Con cuore già c’eravamo. La Vergine che abitava la Montagna da una vita, solo per quella strada l’avremmo potuta raggiungere. E le grazie andavano chieste soltanto lassù.

Scendemmo a San Luca per cercare don Pino. Aveva lui in custodia il santuario della montagna. Non v’era da nessuna parte. Cecè ci disse che era sceso alla marina. La montagna s’era confusa col mare portando con sé più di mille speranze. Un prete serviva come il pane anche laggiù.
Ma noi, pellegrini del meridione stesso che abitavamo, come avremmo potuto raggiungere Polsi?
Sollevammo una rivolta. Gli abitanti di San Luca e dintorni, gli aspromontani, i fedeli e tutti i devoti, volevano la loro Polsi.
A cercare grazie nessuno poteva aspettare.
L’alluvione aveva colpito al cuore una Calabria lontana. Una terra che seppure sempre presente su mappa, tanti non pensavano esistesse davvero. Eppure noi ci vivevamo da pastori e da signori. Non v’erano stati mai solo porcari quaggiù, ma uomini.
La Locride se ne stava in ginocchio. Troppi i danni. Di più le assenze. La disperazione. Le implorazioni perché altri se ne accorgessero. Sembrava che tutti i paesi se ne stessero in preghiera verso quella montagna irraggiungibile.
Una terra vomitata era la nostra terra. Una terra che nonostante avesse dato il nome a quell’Italia che aveva fatto unita, in Italia pare non vi fosse mai stata.
Minacciammo di raggiungere Polsi al costo delle nostre vite. Sacchi e fuoco. Ma nulla. Nessuno ci degnò di considerazioni. La regione che abitavamo se ne stette sorda. La Nazione muta.
Ammazzatevi pure per la terra e una Madonna, avranno pensato. In fondo ogni singolo uomo è responsabile delle proprie azioni. E noi lo eravamo della nostra vita.
Tanto si sapeva che a Polsi, senza aiuto, senza qualcuno che con un dovuto senso di pietà, fosse venuto a ricomporre le strade distrutte, non ci saremmo arrivati mai più.
Per fortuna eravamo stati abituati a non subire. A reagire. In fondo, Polsi ci apparteneva come le nostre case. Per di più era la casa della Madonna. E la Madonna è piena di grazie. In Calabria forse più che altrove. (giusy staropoli calafati)

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IO STO CON LA LOCRIDE. La Calabria patisce ma non fallisce.

Calabria. Ale, aggiorna il suo stato su facebook. Alle 15:21 del 2 novembre, scrive: “Forza Pulizzamu. Per quando arriva Renzi a dirci che gli dispiace, deve essere tutto pulito.” Un grido. O soltanto lo sfogo di una rabbia repressa.  L’indignazione di un giovane. O puramente lo sfottò di una  inennarrabile disperazione. Quella stessa che grava su Ale il locrideo, e su tutti quelli che come lui si ritrovano tutto un tratto vivi, nel fango. Un urlo, perché s’alzi alto il nome del paese, per chi vivo come lui non ci è rimasto. E in quel fango ci è morto. Senza fede e senza bandiera. Come Salvatore, che l’acqua ha travolto e rubato alla vita. Alla figlia. A sua moglie.

Lo stato facebook di Ale, non è altro che il pianto contenuto di una sfida. L’eco di una lotta continua. Un boumerang lanciato addosso  a quella che sa essere l’assenza delle istituzioni. Non è che il tuono di una malapolitica che esonda come l’Allarico e uccide. Infanga la dignità di una Calabria che si piega con la schiena ma(si ricordino) mai con la testa. Di una Calabria che è una ditta che patisce ma non fallisce.

Ale, non tace la costernazione dell’essere considerati quelli di sempre. I sempre uguali. I lontani, gli ultimi, i terroni meridionali che nella terra figliano, ci fanno l’amore, mangiano bevono e sognano. Quelli col cuore pietoso. Con la casa, il letto eppure i sogni dentro al fango, come fossero porci nelle zimbe. Gli  ‘ndranghetisti pietosi da non considerare. I nuovi migranti raccontati da Costabile; quelli vivi con la carne e con le ossa, e dei quali il solo canto è il grido che attanaglia, quando l’acqua non pondera il suo peso, s’ingrossa, s’ingrassa, s’incazza e cade. I soliti noti senza santi e con tanti morti.

Ale ha prescia di pulire. Tutti quelli come lui ce l’hanno. Non vogliono la pietà che non avranno. Né le visite che non verranno.  Sa che quaggiù, oramai, è tempo di malaluna,  malanove e mala ura. E si mette fretta. Incita gli altri a sbrigarsi. Si gira le maniche Ale, mentre dalle TV di qualche altrove, forse, guardando la disfatta Locride, certuni  si gireranno i pollici.

Dovesse venire davvero, caro presidente, vedrà che  Ale e tutti gli altri avranno finito di “pulizzari”. Ma troverà sua madre piangere. Il fango, una notte di novembre, le ha portato via i sacrifici di tutta la sua vita.  (gsc)

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I LIBRI DI SAVERIO STRATI TORNANO NELLA SCUOLE CON GIUSY STAROPOLI CALAFATI

(Quotidiano del Sud del 02/11/2015)
[…]Quello andato in scena […] rappresenta un passaggio importante del progetto “Rileggiamo Saverio Strati, portato avanti dalla Staropoli Calafati, con il quale si cerca di far conoscere il più possibile gli scritti e il pensiero dello scrittore calabrese.[…]

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LIBRIAMOCI 2015. Giusy Staropoli Calafati legge SAVERIO STRATI

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Libriamoci Calabria. Giusy Staropoli C. legge SAVERIO STRATI.

Rileggiamo Saverio Strati.

Da Lunedì 26 al 31 ottobre riparte libriamoci, libera la letture nelle scuole. Giusy Staropoli Calafati sarà ospite in alcune scuole calabresi, leggendo SAVERIO STRATI, non un meridionalista ma il Meridione in sé che parla. Un’immersione totale nella letteratura calabrese e meridionale, sulla quale l’autrice intendere riaccendere i riflettori, riesumando dalla memoria dormiente di una regione come la Calabria, i grandi autori del 900 italiano come Saverio Strati.

Rileggiamo SAVERIO STRATI:

-28 ottobre Liceo classico Tropea;

-29 ottobre istituto comprensivo statale. Scuola primaria Briatico;

-30 ottobre istituto Alberghiero Tropea;

-30 ottobre istituto Professionale Turismo Tropea;

-31 ottobre Liceo scientifico Tropea.

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A PALLINA (il mio omaggio alla più grande venditrice ambulante di pesce che io abbia mai conosciuto)

briatico, agosto 2009

Calandu a jiri vasciu o barraccuni,

subba o posteju e pedi da marina

quandu spaci li petri u sullauni

cu na cascietta i pisci è la pallina.

Oi chi bellizza, u la ‘ncuntravi ‘ngiru

a scaza, ‘nta la strata chi gugghja.

Alici sardi e mutuli finiru

cascetti i cicinneja ‘ndi vindia.

Comu la gran matressadi lu mari

di jiri munti a jiri vasciu jia

ammenzu di li varchi e n’è n’erruri

cu i santi ‘nta la nicchja discurria.

Nd’avìa la portamentu di na gnura

quandu calava a pedi alla marina.

Quandu la sira, prima pemmu u scura

vidiavu a spassu e scaza la pallina.

P’amuri, mu ti vindi un chilu i pisci

ti li portava puru finna dintra

‘nta la cascietta avìa mu lu finisci

e fussi a Dio, mu si facìa cunvinta.

A scaza ‘nta la stati e puru i ‘mbernu,

ca ‘nta’ li pedi, ormai avìa fattu u caju

ca menti sempri e sordi e mai o guvernu

e malanovi a testa nuci i coju.

Dicìa ca avìa a vilanza ‘nta’ li mani

e u menzu chilu a un chilu lu portava.

Ma i pisci avenu tutti i stessi soni

e passa ca dija a tia t’accuntentava.

E doppu chi ogni d’unu jia alla casa

ca nuju  ‘nci potìa diciri nenti

lu pisu c’avia dittu n’ era cosa.

ma dija ‘nd’avia a clemenza di li genti.

Mo’,  quandu spunta a luna alla marina

‘nd’haju speranza ca ‘nzonnu mi veni.

Nu gloria e patri tuttu pa pallina

tri numareja  mu mi duna e boni.

Ma a parti i chicchjarelli chi cuntamu

na cosa e jesti seria vi la dicu:

a lu paisi mio ch’è alla marina

campau, ca è veru Dio, Lina a Pallina.

Oi Lina, ca di tia nuju si scorda

mi parinu mill’anni e fu d’ajeri

quandu pe n’alicioccula e na sarda

mi torna la pallina ‘nte penzeri. (gsc)

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Filocamo- Strati- Pedullà. I tre allievi della Locride di Giacomo Debenedetti

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Filocamo, Strati e Pedullà. Tre per uno, tre; un per tre, tre. Questi i nomi con i quali viene coniato il glorioso “trittico delle lettere”.

Calabresi purosangue, compagni di studi all’Università di Messina. Carmelo Filocamo, Saverio Strati e Walter Pedullà, sono loro i tre allievi del maestro Giacomo Debenedetti. Gli allievi di spicco. I prediletti. I futuri scrittori. I meridionali non meridionalisti ma intellettuali italiani.

Cattedra tra le più eccellenti di tutto l’ateneo, quella del professore torinese. Figura di spicco della “Messina” d’autore. Critico di grande originalità, professore di un trio di studenti prodigiosi, provenienti tutti da un’unica vena geografica: la Locride.[…] CONTINUA SU: http://www.zoomsud.it/index.php/cultura/85177-filocamo-strati-pedulla-i-tre-allievi-della-locride-di-giacomo-debenedetti.html

gsc

 

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TROPEA FESTIVAL LEGGERE E SCRIVERE

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Giusy Staropoli Calafati presenta “Saverio Strati. Non un meridionalista ma il Meridione in sé che parla” (Disoblio, 2015). Conversa con l’autrice Ivano Tuselli
L’opera propone un originalissimo sentiero di riflessione attraverso le intense pagine della vita e della vastissima produzione letteraria di Saverio Strati. Commentando le tappe cruciali della bio-bibliografia stratiana e mettendo a fuoco la stretta interconnessione delle questioni affrontate dallo scrittore santagatese nonché la loro attualità, l’autrice sostiene che Saverio Strati incarni lo spirito del Meridione, spirito divenuto parola mediante i suoi scritti.
Sezione “Calabria, Fabbrica di cultura”

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Invito/Appello alla scuola calabrese…

AI DIRIGENTI E AI DOCENTI DELLA SCUOLA CALABRESE

Come è noto, dal 26 al 31 ottobre, riparte il progetto LIBRIAMOCI, la lettura ad alta voce nelle scuole.
Un momento importante. Un’opportunità da cogliere, per docenti e alunni.
Occasione per le scuole calabresi, per riscoprire gli scrittori meridionali dimenticati. Si rileggano: Corrado Alvaro; Saverio Strati, Francesco Perri, Mario La Cava, Fortunato Seminara, Calogero, Costabile, Repaci e tanti altri.
Ai docenti e i dirigenti interessati a far conoscere e/o far riscoprire, con la lettura ad alta voce, ai propri alunni, un grande scrittore come Saverio Strati, Giusy Staropoli Calafati propone il saggio “Saverio Strati non un meridionalista ma il Meridione in sé che parla”. Un ripercorre le tappe più salienti della letteratura stratiana.
Per info è possibile inviare una mail a: giusystaropoli@libero.it ;
[…]Essa è dentro di me come il sangue… .(Saverio Strati)

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Intervista di M. T. D’Agostino a G.S.C.Il Garantista del 06/10/15

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SAVERIO STRATI AL TROPEA FESTIVAL LEGGERE E SCRIVERE

15 Ottobre – Ore 10.00 –Palazzo Gagliardi – Vibo Valentia – Sala B
Giusy Staropoli Calafati presenta “Saverio Strati non un meridionalista ma il Meridione in sé che parla”. Conversa con l’autrice Ivano Tuselli
L’opera propone un originalissimo sentiero di riflessione attraverso le intense pagine della vita e della vastissima produzione letteraria di Saverio Strati. Commentando le tappe cruciali della bio-bibliografia stratiana e mettendo a fuoco la stretta interconnessione delle questioni affrontate dallo scrittore santagatese nonché la loro attualità, l’autrice sostiene che Saverio Strati incarni lo spirito del Meridione, spirito divenuto parola mediante i suoi scritti.
Sezione “Calabria, Fabbrica di cultura”

http://www.tropeafestival.it/il-programma/

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SAVERIO STRATI NEL RICORDO DI GIUSY STAROPOLI CALAFATI.

12047013_966936083368870_8780088842955667387_n    Giusy Staropoli Calafati ha scritto uno struggente, poetico ricordo di Saverio Strati ad un anno e mezo dalla sua scomparsa. La Calabria, l’Aspromonte, noi tutti ringraziamo Giusy Staropoli Calafati per aver reso viva la memoria di uno dei più grandi narratori della civiltà contadina della nostra terra. Nella speranza che l’opera di Saverio Strati venga interamente rieditata. (Francesco Bevilacqua)

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L’ANAGRAMMA

Anagrammando il nome SAVERIO STRATI, che già in sé sembra avere tanto di romantico e suggestivo, il risultato che si ottiene è qualcosa di più romantico e trascendentale. “STAI RISERVATO”. Questo l’anagramma che Fra Diavolo (Carmelo Filocamo), compagno di studi e amico dello scrittore, coniò dall’analisi del suo nome. Ciò che Strati è sempre stato e consigliava di essere.

All’interno del saggio SAVERIO STRATI non un meridionalista ma il Meridione in sé che parla, invece, rimetto, con specifico intento, come risultato dell’anagramma, un più semplice e ridotto STAI SERIO.
Una forzatura voluta l’eliminazione di alcune lettere, per poter così ricalcare l’importanza del trattare SERIAMENTE la questione Strati. La SERIETA’ dei suoi scritti, riconducendoli alle(nelle) scuole come una volta.(giusy staropoli calafati)

 

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BRIATICO VIBO LA CALABRIA E I NUOVI MIGRANTI NELL’OCCHIO DEL CORRIERE DELLA SERA

(foto tratta dal web)
(Il link dell’articolo di Federico Fubini sul corriere della sera: http://www.pressreader.com/italy/corriere-della-sera/20150910/281668253753253/TextView)
A Federico Fubini il mio benvenuto in Calabria. A Vibo Valentia. A Briatico.
È un fantasma che scrive. Una donna fantasma. E scrive da una delle più famose (forse) città di carta del mondo.
Proviamo a cercare sul web, cosa siano le città di carta!
Nulla. Non si trova nulla se non le recensioni di un film che nonostante io sia fantasma, ho avuto modo di vedere in un cinema altrettanto fantasma, della città fantasma.
Una buona pellicola direi, che racconta di città di carta come città fantasma riportate su mappe, ma in realtà inesistenti.
Però!, non è male l’espressione: “benvenuto nella città di carta”. Anzi, ammetto che mi piace.
E allora: “benvenuto nella città di carta, Federico Fubini”.
È più carino sapere la propria città come una città di carta e non come un fantasma. Perché i fantasmi non esistono, non è vero Fubini?
Ma come fa il più arretrato centro urbano della Calabria, a divenire magicamente laboratorio di un esperimento che seppure involontario, stranamente, ci accomuna alla Germania? Sta a vedere che i fantasmi sono così bravi ad alzare anche il PIL?!
L’articolo scritto da Federico Fubini(che in fondo, avrebbe potuto essere scritto da chiunque, senza nulla di personale) sul Corriere della Sera del 10 settembre 2015, a mio parere è l’ennesimo attacco da parte della stampa, del giornalismo italiano al Sud, alla Calabria, a Vibo, a Briatico eppure a me, che sono parte del mio paese, anzi sono il paese stesso. Liberare piume nel vento è cosa da niente.  Raccoglierle con il vento in poppa  è impossibile.
È vero. Non è la terra delle terre, Vibo Valentia. Ma neppure la terra di nessuno.
Briatico non sarà il centro del mondo. Ma neppure la feccia che lei descrive.
E non è questione di bandiera o di partito polito. Tantomeno di colori di appartenenza. Nulla affatto.
Vede Fubini, a Vibo esiste, e dico esiste,  gente vera, in carne e ossa e che lavora. Ci sono padri, madri e figli. Operai, contadini e intellettuali. È qui che c’è uno dei più grandi centri bibliotecari del Meridione. Qui che si svolge un festival letterario tra i più importanti d’Italia. Qui che una Laminetta Orfica, viene conservata nel museo della città. Sì, perché anche Vibo ha il suo museo. All’interno del castello della città infatti si trova il Museo Archeologico statale, ubicato sulla collina più alta della zona, dove era situata l’acropoli dell’antica Hipponion. E poi ancora ci sono insegnanti, avvocati, ingegneri, medici di spicco, bibliotecari dotti, notai, commercianti. Venditori ambulanti, artigiani e panettieri. Associazioni di settore fatte da gente che dello sviluppo e della crescita economica del paese ne fanno il proprio credo. C’è vita che viene vissuta quotidianamente, a Vibo. Come in tutti gli altri paesi d’Italia del resto. Pensi al Liceo Classico Michele Morelli che a parte a sfornare eccellenze, vanta quattrocento anni di storia. Niente male, per un centro fantasma! È vero, vi è anche una provincia smagnetizzata, una politica di malaffare, una sanità malata…
Ma come tutte le case d’Italia, anche quella Vibonese ha pregi e difetti. Niente di così straordinario da farne addirittura un articolo sul Corriere.
Riguardo Briatico, beh!, Briatico ha giornalisti più d’uno, musicisti diversi, cantanti di buon gusto, creative di moda che non se la giocano male tra Valentino e Cavalli, compositori di musica classica di rilievo e scrittori come la sottoscritta.
Sa Fubini, che i nuovi briaticesi, sì sì loro, gli stessi migranti che lei magistralmente cita nell’articolo, hanno poesie e romanzi scritti proprio sopra i loro volti? Ne hanno che non basterebbero pagine per raccontare, titoli da dare e neppure penne per scrivere.
Ma torniamo al suo articolo.
Caro Federico Fubini, è pur vero che il comune è stato sciolto per mafia negli anni passati, ma le strade del paese, nonostante attualmente il comune è in dissesto, non hanno smesso di pulirle da un pezzo, ma da un pezzo, precisamente da un pezzo, hanno preso a pulirle tutte, le strade. E ne serve di tempo per bonificare anche anni di commissariato durante i quali quel po’ che di buono  c’era è andato completamente perduto.
Non esiste un autobus per arrivare?
Non è che non ve ne sia proprio nessuno. Ma ammetto che su questo punto abbiamo da lavorare ancora molto.
Un locale notturno?
Convengo con lei che non l’abbiamo. Ma sia buono Fubini, concordi con me che i locali notturni a parte  il benessere economico  sono perfetti portatoti di danni e affanni. E senza volerne fare un alibi, va bene che non ce ne siano.
Un cameriere che parla inglese? Avrà fatto un’indagine in loco, spero!
Mi perdoni Fubini, ma giusto all’albergo davanti casa mia, quest’estate si è parlato: inglese, spagnolo e tedesco. Niente male direi!
Lei sostiene molti zero. Zero prenotazioni per esempio. Eppure quest’anno le presenze sono aumentate rispetto al 2014 e Briatico, è un centro turistico accreditato. Pensi che col turismo, ci viviamo.  E le presenze risultano essere numeri e non opinioni.
Per le potenzialità del nostro territorio certo, possiamo crescere ancora. Anzi dobbiamo crescere. Abbiamo tanta strada da fare. E la cultura, spero concordi con me, è la migliore arma di riscatto. E personalmente le confesso, che lavoro sodo in questa direzione. La conoscenza è alla fase dello sviluppo di un popolo e di tutto un territorio.
Quaggiù si combatte con i denti contro la microcriminalità, la macro, la burocrazia che spesso rischia di fare danni più grossi della mafia e un certo menefottismo che molto spesso viene anche da quell’essere indicati come una coda d’Italia sempre nera come la terra.
Mi chiedo quanto sia diffusa l’idea che la terra è una cosa seria? Saverio Strati e Corrado Alvaro la sostenevano la terra. E noi, noialtri la sosteniamo la terra? O sosteniamo lo “strafottimento” della terra?
Se di noi briaticesi aveva voluto farne un quadro d’autore, mi spiace che poi alla fine, lo abbia tutto imbrattato.
Ci sono come è noto tanti punti critici, ma non è questa l’Africa bombata che descrive.
Tornando alla teoria degli zeri: zero prenotazioni, zero buste paga…
Ma in mezzo a tanti zeri, se questi poveri Cristi, i migranti intendo, lasciano il terzo mondo per motivi svariati e vari, che senso ha farli venire nel quarto? Nello zero assoluto?
Da buon giornalista e scrittore, mi insegna che un paese fantasma, senza mezzi di comunicazioni, zero locali, nessuna prenotazione, ancora meno buste paga, linguaggio ridotto all’essenzialità del dialetto è peggio che il quarto mondo.
E poi…, quali saranno mai, questi negozi sbarrati da un pezzo che con il vento dei nuovi migranti a Briatico, hanno pensato bene di riaprire bottega?
Anche a grattarmi la testa, non mi vengono nomi. Attività nuove non se ne vedono da un pezzo e quelle che ci sono vanno avanti da anni, tra le mille difficoltà che la crisi, ahimè porta e comporta anche a Briatico.
Vede, tra le tante cose scritte, lette, dette e ridette, confermo che esiste il menefottismo (di cui sopra) qui come in ogni altra parte del mondo. Non siamo certo santi da paradiso. Basta non alimentarlo però il menefottismo. Combatterlo con il coraggio di vincere. E io come tanti altri uomini e donne di questo paese, combattiamo con coraggio per vincere. Vincere chi ci accusa, chi ci chiama terroni senza sapere che la Terronia è casa. Mia. Nostra.
Ma mi dica Fubini: se i migranti fossero sbarcati a Nova Yorka, (tanto per utilizzare un nome meridionalissimo, lo stesso con il quale al tempo dei nostri vecchi migranti veniva appellata, nei paesi d’origine, New York), lungi da quelle che lei cita, non sarebbero dovute nascere altrettante associazioni per la gestione di tale emergenza? L’avvocato di turno, un nome e un responsabile, ci sarebbero dovuti essere comunque?
Non avrebbe dovuto esserci ugualmente un altro imprenditore con il nome di Tizio o di Caio, diverso da quello attualmente in questione, ad accogliere i migranti facendosi comunque un bel gruzzolo di danaro?
Fosse stato un qualunque paese del Nord, Briatico sarebbe apparso sì e no nei titoli di coda di certi giornali. Invece appartiene al Sud, a quel fazzoletto di terra costretto all’esilio dagli altipiani Italiani, ed allora occupa ad onor di cronaca, posti di tutto rispetto e rilievo. C’è sempre qualcuno disposto a creare una mala nomea per conto nostro. Una di quelle capace di giungere fino in capo al mondo. E tutto pare sia frutto di una bestemmia antica lanciata su di noi. O forse è solo il prezzo di un antico peccato che si continua a pagare nel tempo. Stesso tempo di padri e stesso tempo di figli.
Tiro appena un respiro di sollievo quando parla di possibile contaminazione della mafia ad ogni sbarco, tenendosi così sul generico, e non accenna, per fortuna, agli artigli velenosi della ‘ndrangheta, mettendosi così come si usa fare, al fianco di quell’antindrangheta che ci onora giorno dopo giorno, di pagine di giornale fatte esclusivamente da una Terronia gratta (spara) e vinci. Una goduria l’antindrangheta nazionale!
Vede Fubini: la Calabria, la provincia di Vibo, Briatico, hanno tutti tatuata sopra il volto, e che Dio ci salvi, la cancrena di una continua erranza, che oggi sembrerebbe voler essere colmata con l’arrivo e perché no, la restanza dei tanti migranti, che a dirla tutta nessuno era preparato ad accogliere in così grande misura. Loro certo sanno dove andare, noi invece rischiamo di perdere l’orientamento. Eppure pare essere questa l’Italia che va.
Ma se è vero che a essere accoglienti si nasce, e si nasce uomini nei paesi degli uomini e non dei fantasmi, allora caro il mio Fubini, Briatico Vibo e la Calabria ci sono, con pregi e difetti ma ci sono. Esistono. E i nuovi migranti questo già lo sanno.
(Conscia del dolce e dell’amaro che il mio paese offre, considerando che il mio Sud è un destino dentro al cuore, è mio dovere di donna, cittadina, figlia, moglie e madre, difendere ciò che mi appartiene: l’identità e la casa di mio padre.)
Ad maiora Federico Fubini.
(Giusy Staropoli Calafati, scrittrice di Calabria)

 

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TROPEA: Presentato il libro “Saverio Strati” di Giusy Staropoli Calafati alla libreria Il pensiero meridiano

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“Conoscere la storia di Saverio Strati è conoscere la mia storia e quella della mia terra”. È con queste parole che si è inaugurata la presentazione del libro “Saverio Strati. Non un meridionalista ma il Meridione in sé che parla” di Giusy Staropoli Calafati (Disoblio Edizioni), svoltasi ieri a Tropea presso la libreria Il pensiero meridiano, alla quale oltre all’autrice sono intervenuti Chiara Condò (libreria Il pensiero meridiano) e Salvatore Bellantone (Editore).

Il senso del mio libro – ha detto Giusy Staropoli Calafati – è di riappropriarsi delle proprie radici mediante la vita e la vasta bibliografia dello scrittore santagatese, entro le quali è possibile scorgere la vita di una Calabria con tante difficoltà ma anche con tanta gente che ogni giorno ha voglia di ricominciare e che ce la fa. Saverio Strati è un simbolo della e per la Calabria, rappresenta la cultura popolare, di quella gente cioè che ha sempre lavorato e guadagnato il proprio posto al mondo con il sudore della fronte. È l’esempio di chi con tanto lavoro e dedizione è riuscito a dare spazio al desiderio di essere informati, di acculturarsi e di raccontare la vita propria e dei propri conterranei così come accade. È uno scrittore universale e attuale. Nelle sue opere narra di un Sud che spera e opera in vista di tempi di miglioramento, racconta della gente che parte e della gente che resta, dei problemi e delle difficoltà che la gente meridionale affronta quotidianamente esattamente come accade adesso.

Tuttavia – ha continuato l’autrice – è stato lasciato solo, nella vita e dopo la morte, e ancora oggi risulta difficile trovare i suoi libri ed educarsi come è stato possibile a me. I suoi scritti dovrebbero essere letti a scuola, in casa, ovunque, perché con essi si ha la possibilità di capire quello accade dentro e fuori di noi. Ripercorrere i suoi passi, a Sant’Agata e a Scandicci è emozionante, perché ci si rende conto della complessità della sua vita e del suo irrefrenabile desiderio di raccontare. Soltanto custodendo la sua memoria, e leggendo i suoi libri, è possibile colmare quelle lacune, individuali e collettive, che impediscono di conoscere a pieno la propria identità.

Accesa, infine, la lanterna della Disoblio, la luce della conoscenza si è irradiata nella città di Tropea portando i raggi di quella parola basilare per il popolo calabrese, utile per comprendere il tempo presente e per affrontare il proprio domani: la memoria.

Tratto da (http://disoblioedizioni.blogspot.it/2015/09/tropea-presentato-il-libro-saverio.html)

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Tropea, 10 settembre 2015. Saverio Strati non un meridionalista ma il Meridione in sé che parla.

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[…] cenni narrativi

Ho visto il tempo invecchiare. Sopirsi come un passero al confine. Come la passata delle rondini d’estate. La pila degli ulivi ogni stagione.
Sull’uscio delle sue case l’ho ammirato a perdersi a ricordare. E le memorie, le comuni reminiscenze, le ho osservate starsene “scornuse” unite al coro del suo capezzale, a sovvenirgli, nell’immediato atto di un piglio, che io lo avrei abitato incessante, in omne tempus, per conto di quegli anni che mi hanno dato un nome in ognuna delle sue vecchie case. E a chiamarmi, lo so, non smetteranno. Neppur domani in morte mia. Né mai.  gsc

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Se solo avessi…

Se solo avessi potuto.
Se ti avessi saputo
conosciuto in tempo,
t’avrei preso con me.
Stretto dai baci ti avrei solleticato
e un sorriso, te l’avrei strappato.
Ammettilo, che me lo avresti concesso!
Ma non ho potuto, non ho saputo
e neppure ti ho conosciuto in tempo.
Mi sei sfuggito.
E adesso che ti scorgo inatteso,
tra la spuma immortale a morire,
anzi, pietoso e già morto
che posso darti?…
La mia pietà? Il mio dispiacere?
La mia commiserazione? Un pianto antico?
No!, nulla posso più darti.
Tu hai il tuo paradiso
io il mio mare d’inferno.
Remissionem
(giusy staropoli calafati)

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SAVERIO STRATI non un meridionalista ma il Meridione in sé che parla

Per tutti gli amici che volessero immergersi nella lettura alla volta di Saverio Strati, incominciando dal saggio: SAVERIO STRATI non un meridionalista ma il meridione in se che parla, informo che il libro e’ già disponibile on-line, sullo store della casa editrice e nelle seguenti librerie della Calabria:

-Bagnara: edicola Luppino; cartolibreria Demaio.
-Gioia Tauro: Libreria Mondadori.
-Tropea: libreria il pensiero meridiano; Libreria Profumo di libri.
-Siderno: libreria Mondadori Calliope.
-Reggio: edicola Buda; Libreria Ave.

-Lamezia Terme: Libreria Tavella

Presto la presenza nelle librerie della Calabria sarà capillare. Vi aggiorneremo mano mano…
Buona lettura a tutti

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SANT’AGATA DEL BIANCO: Mercoledì 12 Agosto incontro con Giusy Staropoli Calafati, autrice del libro SAVERIO STRATI

Si svolgerà mercoledì 12 agosto, alle 18:30, presso la Sala Consiliare del Palazzo Municipale di Sant’Agata del Bianco, l’incontro con Giusy Staropoli Calafati, autrice del libro “Saverio Strati. Non un meridionalista ma il Meridione in sé che parla” (Disoblio Edizioni). Dopo i saluti iniziali di Giuseppe Strangio (Sindaco di Sant’Agata del Bianco), dialogherà con l’autrice Domenico Talia (Università della Calabria). Seguirà una passeggiata commemorativa per le vie di Sant’Agata del Bianco in direzione della casa di Saverio Strati, all’interno della quale la scrittrice, le autorità, i relatori, gli studiosi, gli amici e i presenti depositeranno simbolicamente una copia dell’opera, in omaggio a uno dei più grandi scrittori, oltre che calabresi, della storia della letteratura mondiale.

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PROSSIMAMENTE IN LIBRERIA!

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