LA BAMBINA DI NOME RITA( RITA DA CASCIA) racconto di gsc

– Pinuccia, Pinuccia, vieni qui. –
– Eccomi nonna. Cosa c’é? -.
– Oggi è un giorno speciale, Pinuccia. –
– E che giorno è oggi, nonna? -.
– È il ventidue di maggio oggi, Pinuccia -.
– Un giorno come un altro nonna, non credi?. –
– No, Pinuccia. No. Oggi è un giorno speciale -.
– E vediamo nonna: perché oggi sarebbe speciale? -.
– Vedi Pinuccia: una volta è esistita una bambina piccola come te, che prima di essere partorita dalla madre, era stata scelta da Dio. Si chiamava Rita. Rita da Cascia -.
– Cascia? E dove si trova Cascia, nonna? -.
– Cascia si trova lontano. Lontano Lontano.-
-Oh-oh-oh! Lontano quanto, nonna? -.
– Lontano Lontano, Pinuccia.-
– È stata tua amica questa Rita, nonna? -.
– No, Pinuccia. Mi sarebbe piaciuto, ma non è stata mia amica. –
Mia nonna, taglia una rosa dal rosaio davanti la nostra casa.
– Com’è bella questa rosa, eh Pinuccia! -.
– Sì nonna, è molto bella -.
La nonna mi porge la rosa, con una lacrima felice sopra il viso.
-Va Pinuccia. Porta questa rosa alla Madonna. Dille che gliela manda la vecchia Rosetta. –
Presi la rosa e andai nella chiesa del Rosario per portarla alla Madonna, come comandava mia nonna. Per giungere alla Chiesa, c’era una sola strada da percorrere. Lungo il viale delle ginestre selvatiche, vidi una bambina con un secchio di rose. Mi chiese dove fosse la chiesa. -Ci sto andando anch’io – le dissi, – seguimi. –
Percorremmo assieme tutto il tratto di strada restante.
Aveva un graffio sulla fronte, quella bambina. Ho creduto se lo fosse fatto con le rose. Ne aveva di ogni colore, tutte bellissime.
– A chi porti questa rosa? – mi chiese.
– La porto alla Madonna. Mia nonna dice che oggi è un giorno speciale. E mi ha raccomandato di portarla alla nostra Madonna nella chiesa del Rosario. Tu invece? A chi porte tutte queste rose? -.
La bambina non rispose. Aveva la pelle bianca, ed era bella.
– Come ti chiami? – le chiesi con la voce rotta dalla fatica della strada in salita, che percorrevamo sotto il sole.
– Porteresti anche le mie rose alla Madonna? – mi chiese. – Per me si è fatto tardi. Devo tornare a casa. Mi aspettano – lasciandomi il secchio lì per terra.
– Dimmi almeno come ti chiami! – le chiesi mentre già correva nella direzione opposta alla mia.
– Rita, Rita mi chiamo! – urlò, senza neppure trovare il tempo per voltarsi.
Misi la rosa della nonna nel secchio, assieme a quelle di Rita. Quando arrivai sulla collina, la chiesa era chiusa. Tornai indietro con tutte le rose: la mia e quelle di Rita.
Nonna Rosetta vedendomi tornare con quel secchio di rose, rimbrottò: – e queste? Dove le hai prese queste rose? Ti avevo mandata per portarne una alla Madonna, non per rubarne cento chissà dove. Cosa hai fatto, Pinuccia? Le rose di maggio non si toccano. Ecco, ora la Madonna terrà conto di quello che hai fatto, e ti punirà.-
– Ma che dici nonna? Io non ho rubato le rose. Come avrei potuto?
Queste rose me le ha date Rita.-
-Chi? – mia nonna, con gli occhi fuori dalle orbite.
– Sì nonna, queste rose me le ha date Rita. La bambina che ho incontrato lungo il viale delle ginestre. Portava una veste lunga, nera, e un colletto bianco. E sulla fronte aveva un graffio aperto. Non l’avevo mai vista prima, ma mi ha chiesto il favore di portare alla Madonna anche le sue rose. Ha detto di avere fretta, doveva tornarsene a casa. Lì l’aspettavano. Ed è scappata via.-
Mia nonna non pronunciò verbo. Si segnò con il segno della croce, come usavano fare tutte le donne del paese, credenti e vecchie come lei, quando appuravano di stranezze.
Rientrando in casa, la nonna, la vedo dirigersi verso la sua camera da letto. Dritta al comò.
Sopra il pianale di quel vecchio mobile abbondavano foto, lumi e immaginette di santi. Prese l’immaginetta posta in alto a destra, vicino il quadro della Madonna di Pompei: – guardala Pinuccia – mettendomi davanti agli occhi quell’immagine, pure un po’ sbiadita. – Era lei la bambina delle rose? -.
La nonna era una donna antica. Più antiche di lei le sue immaginette poste sopra il comò.
– Sì, nonna. Era lei. Ma tu come fai a saperlo? -.
– Pinuccia, tu non hai incontrato una bambina. Tu hai visto Rita. –
– Appunto nonna, io ho visto Rita. Quella bambina si chiamava Rita.
– Chi è nonna? La conosci? -.
– Sì Pinuccia. Lei è Rita da Cascia. –
– Quindi vuoi dire che io ho visto… –
– Sht! figliola. – Inginocchiate ai piedi del letto, incominciammo il rosario. Una posta io e una la nonna.
A gennaio seguente mia nonna moriva con tutti i conforti religiosi, nel suo letto a Primaluce. Dell’immaginetta di Rita ne feci un quadro come lei mi aveva chiesto di fare. Quella bambina io non la rividi mai più. Ma ogni anno a Maggio con un’immaginetta della nonna dentro al petto, il ventidue del mese, a Cascia porto un secchio di rose d’ogni colore. Tra quelle anche una rosa sbocciata in inverno, tra la neve.( giusy staropoli calafati)

LA BAMBINA DI NOME RITA( RITA DA CASCIA) racconto di gscultima modifica: 2015-05-22T14:29:54+02:00da giusystar99
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2 risposte a LA BAMBINA DI NOME RITA( RITA DA CASCIA) racconto di gsc

  1. milfer scrive:

    Bello questo ricordo, devi sapere che nella mia città Piacenza, oggi si una passare sullo Stradone in macchina dove c’è la chiesa di S.Rita e ci sono dei frati che benedicono, le auto le persone e le rose benedette,portate da casa o comprate li, anch’io di mattina presto ho fatto una sosta perchè poi, c’e una coda infinita fino a sera. Una Santa molto sentita qui.
    Ciao

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