IO STO CON LA LOCRIDE. La Calabria patisce ma non fallisce.

Calabria. Ale, aggiorna il suo stato su facebook. Alle 15:21 del 2 novembre, scrive: “Forza Pulizzamu. Per quando arriva Renzi a dirci che gli dispiace, deve essere tutto pulito.” Un grido. O soltanto lo sfogo di una rabbia repressa.  L’indignazione di un giovane. O puramente lo sfottò di una  inennarrabile disperazione. Quella stessa che grava su Ale il locrideo, e su tutti quelli che come lui si ritrovano tutto un tratto vivi, nel fango. Un urlo, perché s’alzi alto il nome del paese, per chi vivo come lui non ci è rimasto. E in quel fango ci è morto. Senza fede e senza bandiera. Come Salvatore, che l’acqua ha travolto e rubato alla vita. Alla figlia. A sua moglie.

Lo stato facebook di Ale, non è altro che il pianto contenuto di una sfida. L’eco di una lotta continua. Un boumerang lanciato addosso  a quella che sa essere l’assenza delle istituzioni. Non è che il tuono di una malapolitica che esonda come l’Allarico e uccide. Infanga la dignità di una Calabria che si piega con la schiena ma(si ricordino) mai con la testa. Di una Calabria che è una ditta che patisce ma non fallisce.

Ale, non tace la costernazione dell’essere considerati quelli di sempre. I sempre uguali. I lontani, gli ultimi, i terroni meridionali che nella terra figliano, ci fanno l’amore, mangiano bevono e sognano. Quelli col cuore pietoso. Con la casa, il letto eppure i sogni dentro al fango, come fossero porci nelle zimbe. Gli  ‘ndranghetisti pietosi da non considerare. I nuovi migranti raccontati da Costabile; quelli vivi con la carne e con le ossa, e dei quali il solo canto è il grido che attanaglia, quando l’acqua non pondera il suo peso, s’ingrossa, s’ingrassa, s’incazza e cade. I soliti noti senza santi e con tanti morti.

Ale ha prescia di pulire. Tutti quelli come lui ce l’hanno. Non vogliono la pietà che non avranno. Né le visite che non verranno.  Sa che quaggiù, oramai, è tempo di malaluna,  malanove e mala ura. E si mette fretta. Incita gli altri a sbrigarsi. Si gira le maniche Ale, mentre dalle TV di qualche altrove, forse, guardando la disfatta Locride, certuni  si gireranno i pollici.

Dovesse venire davvero, caro presidente, vedrà che  Ale e tutti gli altri avranno finito di “pulizzari”. Ma troverà sua madre piangere. Il fango, una notte di novembre, le ha portato via i sacrifici di tutta la sua vita.  (gsc)

IO STO CON LA LOCRIDE. La Calabria patisce ma non fallisce.ultima modifica: 2015-11-02T21:57:49+01:00da giusystar99
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