19 MARZO (nell’anno del coronavirus)

19 Marzo
La festa del papà arrivava assieme al mio onomastico.
Doppietta, diceva mio padre.
Mia madre si preparava in cucina di buon mattino. Si aspettava per pranzo anche il nonno. Da quando era rimasto solo, passava con noi gran parte delle sue giornate. Insieme festeggiavamo, in silenzio, anche la nonna. Io mi chiamo Giuseppina per lei che si chiamava Giuseppa. Un tramando a cui mio padre aveva fortemente tenuto. Non l’avevo mai conosciuta, ma me l’aveva fatta amare come se mi fosse stata sempre accanto. E sotto il nostro nome mi proteggeva.
Il nonno tutti gli anni mi regalava una banconota da diecimila lire. La tirava fuori dalla tasca dei pantaloni come un tesoro. Mia madre invece, mi porgeva sempre un pacchetto ben confezionato, serrandomi al petto più forte che poteva. Ciò che però, più mi rendeva felice, e che non mancava mai dopo del pranzo ad onorare la nostra festa, dentro la nostra casa, era il pan di spagna a forma di cuore decorato con zucchero e cioccolatini. Per noi era un elemento importante, consolidava la nostra unione familiare, facendoci promettere un altro giorno così, anche l’anno a venire.
Sono passati tanti anni, tutti felici, con il ritmo della festa a scandire le nostre gioie, fino a quando un giorno, mio nonno a pranzo non è più venuto. Mia madre mi disse che si era seduto alla tavola di San Pietro, e lì ci sarebbe rimasto per sempre, insieme alla nonna e a San Giuseppe. Prima di andare aveva lasciato detto di continuare sempre la nostra festa, tutti gli anni, come quando lui era con noi.
E lo abbiamo fatto. Anno dopo anno, sempre allo stesso modo, con la stessa gioia, mantenendo fede alla promessa, anche mentre la nostra famiglia aumentava, come ci aveva augurato lui. Fino a oggi, di cui il nonno non conosce nulla.
Il pranzo a casa di mia madre, andrà deserto. Non ci sarà nessuna festa. E non perché veniamo meno alla promessa, ma perché per la prima volta, da allora, un virus maledetto, ci costringe isolati nelle nostre case. Lontani gli uni dagli altri.
Ascolta bene, nonno, un giorno torneremo più forti di prima, la festa è solo rimandata, San Giuseppe lo sa.
Oggi al posto del tradizionale pranzo, eleveremo al cielo le nostre preghiere, per tutti i padri del mondo, per quelli che resistono e anche per quelli che in questi giorni hanno mollato.
Quando tutto sarà finito, per loro e per noi, apparecchierò la tavola con tutte le cose di allora, e dal cielo alla terra, sarà una grande festa.
E giuro sul pan di spagna a cuore che accadrà.
#festadelpapa #sangiuseppe

19 MARZO (nell’anno del coronavirus)ultima modifica: 2020-03-19T11:12:30+01:00da giusystar99
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