LE PALME

unnamedA intrecciare le palme non ero mai stata brava. Così preferivo i ramoscelli di ulivo. Li andavo a raccogliere il sabato in campagna. Ne facevo un bel mazzetto. Dodici rami per la precisione. Me lo aveva suggerito il nonno. A lui lo aveva insegnato sua madre.
– Mi raccomando, Carlo. Dudici arrami.
Non gli avevo mai domandato perché proprio dodici. Ma avevo la mia teoria. E mi bastava. Dudici megghju arrami.
La domenica delle palme, il nonno mi aspettava al calvario. L’appuntamento era per le 10 esatte.
Dodici rami io e dodici lui. 24 in tutto. Come le ore del giorno, contando quelle di luce e quelle di buio.
Gesù arrivava sopra un puledro d’asina. ‘ Nu sceccareju’ diceva lui. Ed era bello scuotere i rami per essere benedetti immaginandolo passare tra la folla.
Oggi, per il secondo anno consecutivo( Covid), ho l’impressione che il Cristo arrivi senza puledro d’asina. Con il sacrificio della strada. I piedi maciullati dalle imperfezioni del suolo e il sudore della fatica.
Inoltre manca anche il nonno. Credo sia in guardia allo scecco di Gesù.
Ma i dodici rami, quelli non mancano mai. Neppure oggi. Il nonno se lo fece promettere. E le promesse vanno mantenute.
Oggi agiterò quei rami pensando a noi, affinché passandovi a piedi, il Maestro, guarisca questo tempo e pure l’uomo. Come fece col cieco nato. Il COVID ha privato tutti della vista. E chi muore col virus e chi non vede oltre.
“Quandu lu bon Signuri trasiu a Gerusalemmi, cu frundi di luvari e figghj di li parmi: osanna, osanna, osanna a lu Missiva chi vinni di lu sinu di Maria.

LE PALMEultima modifica: 2021-04-01T11:37:10+02:00da giusystar99
Reposta per primo quest’articolo
Questa voce è stata pubblicata in calabria e contrassegnata con , , . Contrassegna il permalink.