COVID 19: COSA SCRIVERA’ LA STORIA?

Adolescente-e1553856254826La pandemia reinventa l’uomo nel concetto proprio di essere umano. Nelle abitudini, la costumanza, le tendenze, i vizi, le fissazioni. Riducendo al minimo essenziale la condizione di libertà acquisita nel tempo.
La specie umana, sotto le sua stessa ombra, ritorna in un batter d’occhio allo stato primordiale sulla base della logica dell’essenziale, riscoprendo le proprie capacità di adattamento.
L’habitat naturale in cui, dai tempi di Adamo ed Eva, l’uomo si è amato procreando, diventa, nel tempo, oggetto di raccapriccianti modifiche. Riscaldamento globale, mari di plastica… Un creato perfetto e indiscutibile quello che gli era stato consegnato da Dio, ma di cui, tra smanie e manie, abusi e vizi, non ha mai saputo fare buon uso. E oltraggiando il capolavoro del Signore, ha scombinato fino all’inverosimile la sua stessa vita. E forse il Covi è la traccia finale che serviva alla storia per scrivere il declino umano.
Due pesi e due misure. Mentre sull’uomo adulto, lo sfinimento epocale viene baipassato dalla rassegnazione di una vita ormai mezza vissuta, su quello più giovane invece si vanno tatuando cicatrici indelebili.
Una epilogo triste, in cui le colpe dei padri ricadano su quelle dei figli.
Percettibile al millesimo è lo scuramento che giorno dopo giorno, si annida negli occhi e nell’animo dei ragazzi, che da circa un anno si vedono costretti, oltre ogni immaginabile misura, ad un progetto di vita brusco e quanto mai disadattato, lontano dai criteri che la vita stessa impone nella sua normalità.
Il Covid 19, entra infatti, nell’intimità della società post-moderna con una botta di coda ineguagliabile. Si insinua impietoso tra i bambini e in mezzo agli adulti. Con spettacoli da giullare, avanza in mezzo alle piazze, nelle scuole, sul posto di lavoro, nelle case e dentro le chiese. Sottraendo speranze e stabilità, come avvenne con le guerre e le carestie, alla generazione prossima e del futuro, dichiarandola tutta solo del presente.
Ce la faremo, scrivevamo cantando dai balconi, a marzo. Ma oggi, senza cantare invece scriviamo che non ce l’abbiamo ancora fatta. E di quest’ultimo testo, lugubre e spettrale, ora che siamo quasi a marzo, ma dell’anno seguente, i giovani, pretendono una vera parafrasi. E che sia di pancia. Con fatti e non mere parole.
In gioco c’è la vita. La loro più di tutte . Sul banco dei pegni spicca il futuro sociale, i sogni collettivi, i progetti. . .
“Raffaele è al primo anno di accademia cinematografica. Roberta a giugno farà la maturità. Antonino frequenta il primo anno di liceo. Nazareno è in quinta elementare.”
Chi comincia, chi finisce. Storie che potrebbero essere moltiplicate per 10, per 100 e per 1000. E che si ripetono da Nord, a Sud. Dall’Italia, al resto del mondo. Ma che restano fragili, monche. Anacronistiche. Macigni con aggravio sulla psiche umana, già labile e controversa per natura.
Serve un urgente recupero della normalità. Di quella condizione riconducibile alla consuetudine, interpretata con regolarità e ordine. Ma il prezzo da pagare pare sia troppo alto. Una medaglia dalle due facce tristi . Che se cade testa, l’allarme suona sul futuro compromesso dei ragazzi giovani, e se cade croce sulla loro salute e su quella dei propri cari.
Così si naviga tutti senza una precisa destinazione. Colti da scompiglio e sconcerto, agitati da una strana incertezza collettiva, dentro un mare quasi mai caligine, mosso da responsabilità importanti e imprescindibili che rimpallano, senza mai toccare terra, tra politici e scienziati, ministri e presidi, istituzioni e cittadini. Senza che nessuno mai si carichi di verità e coraggio, e faccia scelte precise, quanto mai storiche. Giuste o sbagliate, che a un certo punto poco conta.
Si gravita, come disperati e folli, tra dubbi e confusioni. Da Vibo Valentia a Milano. E alla domanda dei figli, fermi sull’uscio delle porte con i trolley in mano: Che faremo noi?, incalza comunque e ovunque l’istinto delle madri e dei padri di voler spaccare il mondo. Giustificare l’inerzia. E infine raggiungere il Covid, ovunque esso sia, specie quando si vede posarsi tra le rughe sagge degli anziani, stanarlo, sputargli in faccia, e poi fare lo stesso con tutti coloro che oggi avrebbero dovuto dare risposte, ma persistono a non volersi assumere precise responsabilità.
Si trascina lenta una barca che non si sa dove andrà a finire. Quali mari solcherà e quali approdi riuscirà a raggiungere. Se toccherà la riva, tornerà a essere una salvifica Arca, o come una leggera zattera verrà portata via dalla corrente.
Cosa scriverà la storia?
(giusy staropoli calafati)

COVID 19: COSA SCRIVERA’ LA STORIA?ultima modifica: 2021-02-11T16:12:09+01:00da giusystar99
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