Accendete le luci:
lo scrittore va in scena.
Pellegrino sopra i fogli piu’ bianchi
Dove canta i parenti e la terra,
volteggia cinto in capo di corone dorate.
Quanti plausi e recite a lui dedicate
Ma cala il sole poi e lui cade.
E sanguinano le sue mani
I suoi occhi deserti di sale.
Una danza di voci lo incanta
divora l’inchiostro delle pagine scritte
e lui, guarda.
Incapace , incompreso continua a guardare.
Il sipario si chiude
La scena si svuota,
spente tutte le luci,
l’ombra cala e si posa.
Ora e’ seduto lo scrittore
Esiliato sopra il braccio del tempo
Piccolo, povero
Coltivatore delle pallide terre
Rimaste inchiodate dentro i venti del sud.
Senza penna ne’ foglio
Senza mani ne’ piedi
Senza occhi ne’ bocca.
Il corpo,pieghettato e rugoso
Senza ali ne’ piume , gira aria tra le mani impaurite.
Abita al buio ora quello stesso scrittore
Tra le paludi e le cere piu’ pallide
Lo spettro delle mille e piu’ luci passate.
Dove e’ disabitata la terra
Mai percepita la voce
Letta nessuna sua riga.
Abita tra i ricami ingialliti
E le muffe sui libri ora
Senza fodere e nessuna cornice.
Racconta alle mura dei cementi
Impastati dentro i secchi piu’ svegli
E le medaglie dalla ruggine oramai, sole e arrese.
E quella terra, la sua , nel sud del sole
quella stessa mai piu’ calpestata
ancora legge e non scorda
gli abbracci e la gloria,
gli affanni e la pena
e per lo scrittore a porte chiuse
scrive di pugno l’ultimo libro…
e dopo ancora canta
mentre di lui si consuma lenta
l’ultima pagina d’inchiostro, l’ultima goccia.
E dello scrittore cade a terra la voce
E il mondo tace e non parla.
Giusy Staropoli Calafati
Una risposta a A SAVERIO STRATI “ scrittore dimenticato”