Come grida deboli, schiarite,
sul suolo il vento tenero devasta.
Inerte, la luna pallida, mira.
Dignita’ distrutte, essiccate:
e’ l’abisso di morte!
S’alzano polveri a grumi,
timidi tetti si piegano feriti
e a terra spezzano sogni di veglia.
Il cielo, pallottola al buio,
rimbalza, tra il fuoco di razzi:
“E’ il teatro di Gaza”.
Un rivo di uomini,
carni crude, ormai asciutte
crusca nel vento: e’ il tremore dei martiri.
Umili voci, tra sterpi d’odio
mucchietti di ossa legnose
i pianti , fiumare gia’ asciutte
tra ciuffi di gozzi feriti.
Ritratto gelato di mura e di pianto,
senz’aria quei muti respiri,
tessuti sgozzati , gorgogli di sangue bambino.
E’ il pianto di Gaza,
sudore sul viso bianco dei feriti
pioggia putrida sul corpo dei morti
paura del delirio degli orfani.
Sotto il manto del cielo
tonanti d’odio, e’ l’udito dei sordi
grida accorate, il soffio dei muti
luce oscurata, lo sguardo dei ciechi.
A Gaza, si sventrano storie,
tra gli sguazzi di sangue,
come graffiti su lingue d’asfalto
tra le strade, corone di spine.
Nell’ultima ora, e’ a Gaza che un Dio e’ deriso
alle povere colonne, frustato,
sputato dalle scorie di bombe mancine.
Dentro un campo di morte, incoronato di spine.
Alla morte, rosa nera alla sera,
un Dio, e’ portato alla Croce.
E, a Gaza, tra l’erba verde sottile
un Dio e’ trafitto, e perisce.
A Gaza, agonizza un respiro.
A Gaza, slitta a zolle la terra.
A Gaza, crolla il tempio di pietra.
Giusy Staropoli Calafati