CORAJSIMA -TRADIZIONI DI CALABRIA

coraisima“Nesci tu porcu luntruni ca trasu io l’arricriata, m’arrichiju sti figghjoli di cichiti e ravioli”.
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Con il Mercoledì delle ceneri ha inizio il periodo della Quaresima, un tempo forte in cui, come dice papa Francesco, è necessario capire dove va il cuore. Un tempo antico, che le nonne scandivano e rimarcavano attraverso una bambola appesa sopra la porta delle loro case. Corajsima. Così veniva chiamata la vecchia penzolante, vestita di nero, che tradizionalmente veniva ricordata come la moglie di Carnevale.
Alla ‘papa di pezza’, comunemente definita, veniva affidato il tempo della prova, ché dopo le abbuffate ostentate di Carnevale, serviva purificare l’anima, espiare i peccati, e arrivare più puri che mai alla Santa Pasqua.
Attraverso l’imposizione delle ceneri del mercoledì di quaresima, inizia un cammino di recupero importante, durante il quale è proprio la vecchia Corajsima a dare aiuto, conforto e consolazione. Un periodo di prova, che permette di giungere puri e sanificati, alla Pasqua di Resurrezione.
Una tradizione antica che trova le sue radici in varie aree della Calabria, dalla montagna alla marina.
Corajsima è una sorta di bambola votiva. Vestita di nero, con un copricapo bianco e un grembiule dello stesso colore, che si movimenta con l’incedere dell’aria. Mai inoperosa. Tra le mani infatti teneva un vecchio filaturi, con cui, metaforicamente, veniva rappresentato lo scorrere del tempo.
Ai piedi della bambola, al confine della sua veste nera, una piccola retina di stoffa, in cui veniva adagiato un limone e nel quale poi, con sentimento di voto, venivano infilzate sette penne di gallina. Una per ogni domenica di quaresima. E tutto come fosse un gioco. “Gaineja zoppa zoppa, quantu pinni teni in coppa?”.
Il gioco delle nonne, delle donne antiche, che tra sacro e profano ricordavano a se stesse e agli altri, che dopo il dolore, il tempo è sempre tutto della gioia. Contestualizzando finanche la vecchia parabola secondo cui Dio affligge e non abbandona. Perchè esso torna sempre, e rinasce insieme noi.
Una vecchia tradizione, quella della Corajsima calabrese, che purtroppo pare stia andando scomparendo. Raro ormai ritrovarne appese davanti le porte delle nostre case. Anche se per fortuna c’è chi ancora, credendo nella tradizione popolare, ne perpetua il rito, riproponendone le origini. Studiosi come Andrea Bressi, che in Calabria, risulta essere tra i conoscitori massimi delle Corajsime.
Nella tradizione popolare, è depositata in pienezza la fede del nostro popolo. È lì che bisogna attingere per dare al futuro un senso migliore. E Corajsima, ne è la prova.
“Corajsima mia chi fusti longa”.
gsc

CORAJSIMA -TRADIZIONI DI CALABRIAultima modifica: 2021-02-18T09:06:55+01:00da giusystar99
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