RIACE È SORELLA DI ITACA

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Quanto sono grandi e quanto immensi, i padri? Quanto servitori e quanto servi? Quanta speranza danno, e quanta vita?

Riace è come un nido di rondini a primavera; un coccio di terra infreddolita, chiuso dentro i capricci del vento che scorazza di qua e di là impollinando il tempo che le sta attorno, mentre  s’alza dal mare, e soffia tra le casette rinsecchite coi tettucci bassi, le viuzze disadorne e i gatti persi. Frale come le foglie, che dall’albero le divide il vento, è una magra sentinella che non fa che aspettare, come i suoi vecchi, quasi finiti e spenti, il ritorno delle voci, i canti e i passi, i chiacchiericci tintinnanti dei bambini.

Riace, non me ne voglia nessun Dio, è la sorella di Itaca. Nessuno lo aveva mai detto. Nessuno mai lo aveva considerato. Come Itaca è  figlia della storia e della sua odissea. Loro, le insanguinate e le sanguigne città ribelli. Riace come Itaca. Le sorelle in cui scalpita il ticchettio del palpito mentre passano silenti le notti di luna piena ad attendere che verso di esse si compia il grande viaggio. E che sia arrovescio. Allorché gli dei riportino a casa il padre con il trionfo e la vittoria. Riace e Itaca sono due madri. Partorienti e sempre gravide. Con gli occhi rivolti al mare in attesa dei figli. Telemaco  attende nella sua Itaca. Conosce bene il mare, sa cos’è la sua rema. Telemaco attende suo padre. Ulisse e il suo ritorno a Itaca. Riace è figlia come Telemaco. Essa attende suo figlio che come Ulisse è padre. La casa di Telemaco e quella di Riace sono occupate entrambe dai proci. È importante e necessario che ritorni il padre, o tutto andrà perduto, la casa e anche la Legge. Solo Ulisse potrà liberare Itaca. Mimì, salvare Riace. I padri salveranno la terra e se questi non tornano tutto perirà. Gli uomini e le donne, i figli e le speranze.

Itaca e Riace, tenendosi per mano guardano il mare aspettando che qualcosa dei loro padri ritorni. La mancanza del padre è l’asfissia del desiderio, la caduta dei sogni, il rinnegamento della speranza. La figura del padre è testimonianza.TTT

Cosa desideri di più, Telemaco? Che torni “mio” padre. Cosa desideri di più, figlioletto di Riace? Che torni “nostro padre”. Chi è tuo padre, Telemaco? Ulisse. Chi è tuo padre, figlioletto di Riace? – Mimì.

Ulisse era la forza che serviva a Itaca e a suo figlio Telemaco per liberare la loro casa dai proci. Mimì è la forza che serve a Riace e ai figlioletti che ci abitano, per liberare i loro cuori dalla paura. La figura del padre, spesso evaporata, smembrata, è invece esaltata e resa forte nella storia di Ulisse nel suo ritorno a Itaca. La stessa figura del padre, spesso svilita e a peso zero, è necessaria e acclamata nella storia di Mimì che i proci, oramai diffusi, trattengono altrove.

Mimmo Lucano è un padre per chi arrivando, ha ridisegnato Riace come paese nuovamente possibile. Come Ulisse, salverà Itaca, i proci verranno sconfitti, e Penelope sarà di colui che l’ha sempre amata.  Penelope è la vita. La vita di figli come Philip, Gabriel, David, Aman, che proprio a Riace, oggi hanno la loro sola e unica Itaca. E se i proci non finiranno la barbarie nella loro casa, a chi toccherà spiegargli chi questi barbari sono e perché sono venuti? A Itaca e a Riace responsabile del viaggio è sempre il vento. Nessuno può fermare il vento, specie se soffia per ricominciare a vivere. L’opera pubblica più bella è salvare chi scappa dalle difficoltà e dalla guerra. Un’opera così non perirà mai. E Riace non può essere rovinata. È questione di umanità. Un fattore umano.

Ulisse è tornato. Itaca è salva. I proci sconfitti. Riace invece è rimandata alla storia.  Chi pagherà per ogni figlioletto che piange? Non le grida dei proci, ma il pianto, provocato, dei bambini distruggerà il mondo. E se va giù Riace, andrà con essa, più giù ancora,  anche Itaca. E le maledizioni di Ulisse e degli dei, saranno troppe da poter pagare tutte in una sola volta e solo sulla terra.

 

RIACE È SORELLA DI ITACAultima modifica: 2018-10-21T19:20:20+02:00da giusystar99
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