IL FORMICAIO DI AUSCHWITZ

Immaginatele le formiche:

tutte nere come la terra

in un inverno senza mai l’estate.

E le terre infinite?

Giochi d’estate, senza mai bambini.

Eppure i formicai

son giochi di bambini a piena estate.

Ora, immaginate una palla

rotolare di qua e di là

senza stancarsi.

Passa per l’estate,

entra nelle altre stagioni

e se ne va.

Si posa tra i piedi scalzi dei bambini

dov’è che si vede insanguinarsi il gioco

tra le mandibole spossate di un soldato.

La mette al muro il soldato e…

boom!, scoppiata.

Immaginatele ora, le formiche:

tutte fuori dal formicaio

in disordine e sparigliate.

Tutte, verso Gerusalemme

senza più croci.

Deportano occhi tra le loro mani

e negli occhi, tre chiodi.

Tre pungenti chiodi per tutti.

Sentono il grano

e non conoscono la spiga.

Sussurrano alle canne

e non sanno dei canneti.

Seppelliscono la morte

e non sanno morire.

Ma assaporano il Golgota

sulla bocca dei bambini.

E conoscono le grida, e sanno dei dolori.

Immaginateli quei bambini:

vestiti  con un pigiama a righe

a portare le ossa all’ossario

dentro un’urna di ferro spinato

calciando una palla nuova.

 È la loro testa la palla.

La loro testa

che cade e schiaccia le formiche.

Brutta fine quella del formicaio!

Un tramonto mortale

scende sopra il volto di  Auswitz.

Il sole ha il gelo alle dita,

scandagliamogli le mani.

Questa è un’ora da non dimenticare.

 Giusy Staropoli Calafati

IL FORMICAIO DI AUSCHWITZultima modifica: 2011-01-27T10:22:00+01:00da giusystar99
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