CALABRIA: ECCE DONNA! Da Non è l’Arena di Giletti al 26 gennaio della Calabria.

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La storia è sempre risultata la migliore attestazione di stima di un popolo. Dei luoghi che questo abita. E che storia ha la nostra Calabria? È nobile? È ricca ? È povera? È dama o ‘gnura?
Potremmo stare qui e raccontarcela per giorni, per mesi, per anni, se solo i nostri politicanti minchioni non l’avessero portata al macello, davanti ai nostri occhi e a quelli dei loro figli.
Avete presente un padre che lascia tutto ciò che ha in eredità ai suoi figli, e questi colti dall’entusiasmo si mangiano ogni cosa sperperando?
Ecco, noi calabresi abbiamo fatto la stessa cosa.
Dio ci aveva dato la Calabria con tutte le sue meraviglie, e noi ce la siamo finita tutta.
E ora chiedere perdono al Padre non basta più.
***
Mentre ieri si contava una settimana esatta al giorno del voto, per il rinnovo delle cariche, alla “mensa” regionale, su La7, a Non è L’arena di Giletti, la -mia- Calabria, entrava sanguinante ed usciva dissanguata.
Ecce Donna!
Un porcello femmina appeso a testa in giù e squartato. Sanguinaccio e morzello di Catanzaro.
Trivuli, malanovi, ominicchi e scecchi.
Giorni di malura e anni di vergogna. Davanti agli occhi dolci di una zingara(Calabria) che non ha timore di chi le tira i conti in faccia, ma prova sdegno nei confronti di tutti quelli che da prima di ieri fino a oggi, hanno fornito, a sue spese, senza distinzione di razza, regole e giochi, i numeri necessari per farli i conti. Quelli del quattro e quattr’otto, carte, primera, scopa, e soprattutto oro.
Conti di pulcinella, mille miglia distanti dalle eccellenze che nella mia, e non vostra (porci d’ingrasso), MagniaGrecia, si spalmano dall’Aspromonte al Pollino. E a testa alta, occhi al cielo e al bendetto Cristo, non stanno a golgolare tra le mani lisce di cravattari, partiti e logge, ma faticano in quelle fessuriate dai calli, dei padri con la schiena ricurva, i lavoratori, gli imprenditori onesti, e gli uomini, i cui sacrifici raccontano l’orgoglio e la dignità della parte migliore della Calabria. Quella che non ha cercato fortuna altrove per scelta, e per lo spontaneo senso di appartenenza che le batte dentro al cuore, qui ci è rimasta senza ma e senza se. Ci è rimasta e basta. Perchè è giusto morire dove si è nati. Almeno tentare di darsi questa possibilità.
Quando per soldi, o per scelta, o chissà cosa, parlate della Calabria, cari signori calabresi, che per un filo di pennacchio che avete, a volte pure moscio, vi sentite delle grandi teste…, abbiate il coraggio della responsabilità, dell’esempio, dei sani principi, dei valori. E vi prego, per carità di Dio, non fatelo per propaganda personale, magari avandola pure lasciata la Calabria. Ma solo per onestà e se in Calabria operate, vivete, combattete, fate l’amore e la guerra. Altrimenti non vale, ma soprattutto non serve. Non fa il bene dei calabresi.
Tutti abbiamo le nostre colpe, quaggiù. Le vecchie e le nuove generzaioni E sono proprio quelle terribili che pesano al centro dello stomaco. Ma ora non è più il momento di piangersi addosso. Bisogna essere uomini e donne. Con scelte di campo, scelte di vita, sociali, econimiche, politiche e familiari. Scelte forti che dicano da che parte stiamo. Lontano dalle leggi scritte al tavolo dei comparaggi, dalle regole d’oro che fanno amici, gli amici degli amici, e così via.
Ma non siamo stanchi abbastanza di essere sempre ultimi?
E quanto ci vogliamo bene, noi?
Finchè non saremo belli come il nostro mare e le nostre montagne, dentro e fuori, senza trucco e senza inganno, non ce ne vorremo mai abbastanza. E gli altri ce ne vorranno ancora meno.
I nostri figli partono, Perdio santo! I nostri paesi chiudono, le nostre storie finiscono, e tutto per colpe delle nostre miserabili scelte. Delle nostre indegne opere. Della troppa facilità con cui non adempiamo ai nostri doveri, non pensando che sono essi che determinano i nostri fondamentali diritti. La sanità, l’istruzione, la giustuzia.
Pretendiamo sempre lo STATO. LO STATO SIAMO NOI. Le nostre azioni, i nostri impegni, le nostre vite, le nostre facce e le nostre mani pulite. Le nostre aziende, il nostro lavoro, e persino i nostri sogni.
È STATO la Calabria dei volti scoperti. Liberi. Quelli che raccontano la nobiltà morale dell’uomo come Lino Polimeni . L’onestà e il coraggio, la dignità e l’orgoglio.
Domenica, 26 gennaio, noi calabresi avremo una nuova occasione, forse l’ultima. Nella cabina elettorale dovremo essere capaci, almeno una volta, di guaradre in faccia gli uomini e le donne a cui daremo il nostro voto. Da questo questo dipenderaà il nostro futuro.
La #CALABRIA può/deve farcela. Per i sogni di tutti i giovani calabresi #onesti.
Ogni sera, presso la “Fonte della Cucchiarella, si rinnova il miracolo dell’acqua di San Francesco ❤️

CALABRIA: ECCE DONNA! Da Non è l’Arena di Giletti al 26 gennaio della Calabria.ultima modifica: 2020-01-21T11:12:10+01:00da giusystar99
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