SAVERIO STRATI. GIUSY STAROPOLI CALAFATI LASCIATA FUORI DAI NUOVI PROGETTI SULLO SCRITTORE CALABRESE. LA LETTERA DELLA SCRITTRICE.

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Tutto cominciava così: «C’è una scrittrice che non abita a Sant’Agata del Bianco, eppure ogni giorno con i suoi occhi e la sua mente arriva nella piazzetta di Tibi e Tàscia, o nel promontorio di Còla, trasportata da un bisogno viscerale. Difatti, il suo “faccia a faccia” con lo scrittore santagatese Saverio Strati non può che portarla, inevitabilmente, tra le fontane, le case di pietra e gli angoli più nascosti del nostro paese. Questo perché Giusy Staropoli Calafati è un’attenta studiosa di Strati, ne conosce la radice dolorosa, il talento, il respiro delle pagine». (Domenico Stranieri, sindaco di Sant’Agata del Bianco)

Il mio rapporto con Saverio Strati è certamente un rapporto post mortem, direbbe qualcheduno. Eppure il grande Saverio lo conobbi, anche se en passant, da bambina, a scuola, quando ancora eravamo vivi entrambi.  Ritrovandolo poi abbondantemente adulta entrambi nella sua opera più bella e genuina: Tibi e Tascia, la cui lettura mi apre un varco incredibile nella selva “benedetta” della letteratura-vita calabrese.

Certo, non sono una studiosa di rango, come qualcheduno dice debbano essere coloro che mettono mani sul mondo stratiano per esempio, anche se con Strati, ahimé, condivido la laurea mancata. Un titolo che però non ci diventa indispensabile, visto che la laurea appunto, non dà cuori da mettere nei petti, e non dà talenti se non li possiedi. Aiuta, sviluppa, apre. Eccome se lo fa! Ma il resto va da sé. O c’è o non c’è.

In ogni suo libro ho incontrato e conosciuto, Saverio Strati. Ho stretto con lui un forte legame. Un’amicizia. Un rapporto piuttosto profondo. Quasi parentale. Tanto da scegliere di percorre in viaggi di sola andata, l’itinerario dei suoi luoghi.

qqSant’Agata del Bianco, quando senza dir nulla a nessuno, nel silenzio più assoluto del piccolo paese della Locride, percorsi via Delle porte Pinte, fino alla piazzetta di Tibi e Tascia. E lì ne rintracciai l’identità assoluta dell’uomo e dello scrittore.

Africo, dove con persone bellissime, che conoscono le viscere di quella montagna, mi sono introdotta a Terrarossa con tutta l’anima che ho dentro.

Scandicci, dove dal cimitero di San’Antonio alla casa di Strati, ho percorso un tot di strada quasi con il magone di quando stai per incontrare un Grande. E lì, proprio lì, in quella via Giotto, trovai su di un citofono il nome dello scrittore che cercavo.

E poi le conoscenze più svariate e varie. I nipoti per esempio, quelli con cui il caro Saverio, a Scandicci, aveva trascorso il resto della sua vita. Il grande amico fiorentino, il mitico gallerista Pananti, con cui abbiamo avito modo di parlare dell’uomo e dello scrittore. Dell’amico Strati.

Per non dire poi gli amici di casa che ho conosciuto, e le case che Strati frequentava, che ho visitato. Sono stata nel regno librario di Carmelo Filocamo, amico fraterno di Saverio. Ho conosciuto e parlato con immensa devozione con il professore Walter Pedullà. Bellissimamente mi sono confrontata  con il caro amico e compaesano, il professore Luigi M. Lombardi Satriani. E ho conosciuto uno ad uno, i personaggi stratiani. Tutti veri. Tutti reali. Cicca, Carmela, mastro Filippo, Leo, Michele, Rocco. Tutti tutti.

Strati, l’ho profondamente studiato, se è lecito e possibile farlo con un piccolo diploma di un Istituto tecnico commerciale come il mio. L’ho analizzato da tutti i punti di vista, tanto da voler riaccendere i riflettori su questo scrittore di cui in tanti si erano dimenticati. Per un senso di responsabilità che ho sentito di avere nei suoi confronti, ma soprattutto per il senso di benessere che mi fa provare la lettura dei suoi romanzi.

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Sono stata a Sant’Agata del Bianco a parlare di Strati, assieme a tanti illustri, quando nel mese di agosto del 2014, con l’allora sindaco e amico Giuseppe Strangio, si celebrarono i 90 anni dello scrittore, morto però mesi prima, in aprile. Sono tornata l’anno dopo, nel 2015, per presentare il mio saggio: SAVERIO STRATI – non un meridionalista ma il meridione in sé che parla, assieme al professore Domenico Talia. E quello stesso anno, usciva un mio saggio breve sullo scrittore, sulla rivista  Il Ponte, sulla quale Strati aveva appunto pubblicato, da giovane, i suoi primissimi racconti. Nel 2016, tornavo a Sant’Agata con una nuova pubblicazione: SAVERIO STRATI due racconti, presentando due racconti appunto, quasi del tutto misconosciuti. Uno avuto in originale direttamente dalla famiglia, e l’altro cedutomi dal prof. Leonardo Alario, per il quale Strati lo aveva propriamente scritto.

Da qui l’impegno costante e in ascesa, nella diffusione dell’opera stratiana con il gruppo RILEGGIAMO SAVERIO STRATI sui social, fino ai tantissimi incontri con gli studenti di varie e svariate scuole calabresi, a cui presento Strati nella sua immensa grandezza di narratore. Raccontandone la poetica, il pensiero, la vita, l’opera. L’uomo.12096484_974709322591546_8361701807863950994_n

I risultati? Addirittura una tesina su Strati da presentare agli esami di maturità.

Una grande soddisfazione per me che, gratuitamente, introduco lo scrittore giorno dopo giorno nelle scuole e tra le gente. La sua gente di Calabria. Un percorso faticoso ma bello, che dura oramai da diversi anni e di cui vado molto orgogliosa. E che per funzionare non ha bisogno di parole ma di fatti. Non riconoscenze, ma risultati. E funziona. Funziona alla grande.

E poi…, del poi che posso dirvi!

Nel 2017 pubblico il mio primo romanzo. Una solo dedica in calce: A SAVERIO STRATI.

Ne LA TERRA DEL RITORNO, lo scrittore di Sant’Agata, torna e finalmente, come Dio comanda, sotto i riflettori e per la prima volta in un romanzo, sua vera casa natale. E grazie anche ad un firma assai appartenente al suo essere figlio della montagna, quella di Gioacchino Criaco, che consentitemi, resta forse uno dei pochi umili e grandi scrittori calabresi. Tra i pochissimi che Strati lo godono e lo fanno godere. Perché vi è l’appartenenza condivisa che li unisce.libro_pic

Un romanzo, il mio, in cui lo scrittore Saverio, viene affinacato da signore intellettuale, quale egli era, ai protagonisti Turi e di Tascia. Nel paese di Pietragrande, nella terra del ritorno e del pane. A lui dedico delle pagine che ne recuperano l’essenza e la poetica, ma soprattutto  stimolano il lettore alla ricerca di chi realmente esso fosse. Missione perfettamente riuscita, tra i giovani in special modo, che scoprendo la letteratura stratiana, sentono di avere un motivo in più per riconquistarsi nella propria terra.

“Quanto hai detto tu  di Saverio, in queste poche pagine a lui dedicate, non lo hanno fatto i critici in interi libri”, recita in una sua recensione il prof. Leonardo Alario di Cassano alla Jonio, amico fraterno di Strati allora, e oggi anche amico mio.

Da qui in poi, lo trappo. Quello di cui mi accorgo solo piano piano.

La Calabria che prima era terra cucita d’un pezzo, quella in cui ho sempre creduto e per la quale mi batto, diventa piena di cuciture. Difficilmente comprensibile. E mi si pone innanzi con il primo  rigetto da parte di alcuni parenti calabresi dello scrittore, con i quali contavo di aver instaurato, dal punto di vista propriamente umano intendo, una bella e sincera amicizia; poi con l’allontanamento, seppure garbato, dal paese natio.…. Uno sciò sciò, insomma, che va crescendo.

“Chista unn’è terra tua”.

E così, vengo lasciata prima fuori dalla commissione pro-Strati, ennesima beffa allo scrittore della politica regionale, che non ha portato alcun risultato pur essendo abbondantemente costata. E poi, ed ecco che lo strappo diventa proprio “ sciancatina”, neppure un cenno o un misero invito alla presentazione del Premio Strati, tenutasi di recente a Sant’Agata del Bianco.  Come fosse scritto: LA VIBONESE DEVE RESTARE FUORI.

E poi…, poi tanto altro che non è necessario dover aggiungere. Perché le beffe fanno male. Male assai. Per dirla alla Strati: perciano il cuore.

Una vecchia Calabria, lupa e femmina meschina, che non è mai finita, la ritrovo. E viene fatta emergere ancora da certi e obbligata a certi altri, che per amicizia e cazzonaggine, politica da sottoscopa, accozzano a quelli che si sentono puzzare di scienza.  A cui viene dato l’agio della puzza ovviamente.

E ci si avvia alla riscoperta dei minchioni di cui parlava proprio Saverio Strati. I paraculi della cultura. Cultura, signori, non noccioline. Intellettuali, scrittori. Intelletti di un certo rango.

E perché tutto questo?!

Forse perché questa terra cambia il pelo ma non il vizio.  Perché ancora vige la regola sociale del tutto a me e dell’altro chi se ne fotte. E poi d’altro canto, perché proprio io avrei dovuto raccontare di Strati? Io che vengono dalle Serre e non dall’Aspromonte.  Che vengo dal mare  e non so niente della montagna. Giusto io?

La cultura in questa terra è una fottuta guerra tra poveri.  Non abbiamo mai smesso di essere nemici di noi stessi. E moriremo per questo. E il torto non lo fate a me, nella certosina vostra opera di distruzione di quanto gli altri costruiscono, ma a quello Strati, caro Strati, che tanto dite di amare e tanto vi appartiene.

Voleva vivere nei libri, il caro maestro Saverio. E io è lì che lo trovo tutte le volte che lo voglio. Non vado a chiederlo a nessuno.  Perché non è di nessuno uno scrittore. Come i suoi libri diventa immediatamente di tutti. E se per mezzo mio se ne è ritornato fortemente a parlare, non posso che esserne felice. In fondo l’ambizione era questa. Farlo tornare, Saverio Strati. Che sia io a parlarne o siate voi. L’importante è che se ne parli, che lo si legga, che lo si pubblichi.

In ogni caso, io, senza sé e senza ma, nonostante tutto, continuerò la mia battaglia culturale, in mezzo alla gente e fuori dalle poltrone,  lontana dai tavoli della scienza, riaccendendo i riflettori su uno scrittore DEL MONDO. E non c’è resa che tenga. I giovani mi cercano, perché Strati e quelli come lui li vogliono conoscere gratis. Entrando in maniera diretta  nelle viscere della loro storia. E mi presto con gioia a questo gioco, ché è bellissimo. Ché mi piace tanto.12208528_979928288736316_5828564578232222725_n

Pertanto cara Calabria mia, che pure io ti porto come il vecchio Saverio, dentro al petto come un organo, certi scrittori  ti dico che vanno percorsi con il cuore. Perché mentre altrove svaniscono, nel cuore non finiscono mai. Restano per sempre.

Cala’, non fare i capricci. Cresci e agisci. Qualificati.

E voi che credete di farla, la Calabria, non strumentalizzate la cultura, vi prego. Non fate degli scrittori, patrimonio comune, burattini alla Collodi. Non troverete pace mai. Mai, finché questa terra continuerà a divorare i suoi e nutrire gli altri.

#CHAPEAUSAVERIO

Giusy Staropoli Calafati (la calabrese)

 

 

SAVERIO STRATI. GIUSY STAROPOLI CALAFATI LASCIATA FUORI DAI NUOVI PROGETTI SULLO SCRITTORE CALABRESE. LA LETTERA DELLA SCRITTRICE.ultima modifica: 2018-04-18T16:31:24+02:00da giusystar99
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