I Bronzi, gli eroi più svergognati del mondo

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Quando ero bambina, sentivo sempre mio padre e mio nonno parlare. Eroi, guerre, gesta. Cose da grandi, dicevano. Ma io che curiosa ci ero nata e tenevo la stessa testa tosta della Calabria in capo, origliavo pure da dietro i muri e le loro cose diventavano pure le mie. Avevo tra le tante parole sentite, immagazzinato nella mia mente, una frase più di tutte le altre, che ripetevano entrambi sempre, alla fine di ogni discorerre, come una litania pastorale: liga u sceccu a undi voli u patruni.

Ora che sono grande, le loro cose non le sento più. Il nonno mi è morto come un vecchio, da eroe, e mio padre non ha più con chi spommicare di certe cose, se non con me. Ora che sono grande però, ho pure conosciuto altri nonni, altri eroi. Altri alti e inimitabili eroi, i quali, alimentati dalle parodie di miti e leggende, dal valoroso viaggio storico che gli appartiene, mantengono un’età oblata all’eterna giovinezza, che non gli leva neppure il Padreterno. Si chiamano Bronzi. Vengono dal mare di Riace da dove si portano come reggia eredità, la maestranza guerriera della Magna Grecia. Sono una coppia d’uomini statuari, con lo sguardo fisso alla storia, che popolano nudi come mammà li ha fatti, la memoria dei popoli che si succedono gli uni agli altri come gesta animate di guerra. Hanno intrisa nel bronzo che li forma, un’identità sconvolgente, che se tra i due dovessi scegliere di chi innamorarmi, perderei la ragione, ché l’amore attratto da così tanta bellezza, supera le doti d’ogni intelletto. Quasi mi chiedessero di scegliere tra mia madre e mio padre; mio marito e i miei figli; Gesù e la Madonna. E li amo entrambi.

Ma tenendo conto delle avversità in cui può catapultarti la vita, impattando contro chissà cosa, di colpo, mi chiedo: si può fare l’amore a tre, in un tempo che dipinge anche solo a memoria i connotati reali della storia?

Beh!, io non l’ho mai fatto, neppure ci ho mai pensato. Ma Bruneau, Bruneau si. E’ venuto dalla Francia questo Bruneau e nell’osservare i parametri del suo mestiere, ha dato inizio ad un’orgia unica nella storia. Finite le case di tolleranza, si passa ai musei. Dove regna e campa la vita dei popoli, il lavoro e la lingua dei padri.

Bruneau e i due Bronzi. Il massimo dell’estasi. Così per garantirsi un’eccitazione perfetta, l’artista, li ricopre di veli, li veste con perizoma e li imbarda di boa. Altro che sex simbol! Due nudisti ignari su cubo, immobili, con un ritegno sbracato dall’uomo che scellera pure l’integrità dell’appartenenza, se ne stanno a farsi masturbare da Bruneau, francese nella lingua e nell’arte, che gode una, due, tre volte e più, nel maneggiarli e palparli impavido, con l’aiuto macabro di una macchina fotografica, che non si intimidisce ma apparare come la squillo più puttana del mondo, sotto riflettori che sgarrando gli ordini, squarciano il buio del silenzio del luogo.

Bruneau fa il suo mestiere. Di certo se la sarà scialata, seppure, ahi noi!, quella goduria maiestatis, noialtri calabresi decorosi, ce la siamo persi.

Ma i Bronzi, e gli piango gli allori smontati dalle loro teste, poveri eroi immortali, lasciati vivere in balia della sorte, a farsi incaprettare a quel modo dal francese e pure dalla Calabria, cosa avranno mai potuto provare?

Piacere o dolore? Vergogna o sgomento?

Se solo avessero potuto avere per un attimo appena la parola perduta, -portateci dove ci avete trovato- ci avrebbero detto. Ne sono sicura. La peggior cura, calabresi, è quella che noi non abbiamo di noi stessi. E i Bronzi sono noi!

Dopo essere vissuti in Calabria con una casa così bella nel pieno centro Reggino, e una pompa da farli nominare al mondo, a farsi sverginare da un francese con la sua pochette con l’occhio clinico, nel bel mezzo dell’atto impuro credo si siano sentiti come gli eroi più svergognati del mondo. Il nulla pari al niente. Son stati, come poveri Cristi bronzati, venduti per una goduta, per di più in casa propria, per trenta denari(forse), senza che nessuno gli avesse chiesto, anche solo come fosse un rito di facciata, se si fossero sentiti quantomeno a loro agio, a farsi mettere a fuoco da un obiettivo poco consono alle loro solite abitudini e così, ritornando a mio padre e a mio nonno, a Reggio, Bruneau o non Bruneau, chi ha voluto e potuto, ha legato i Bronzi a undi vozzi u patruni.

P.S. E adesso che ci manca? Non c’è da interpellarli i Bronzi, non l’abbiamo mai fatto. Dopo Bruneau, diamoli pure all’Expo, ché Sgarbi se la sciali pure lui. Ché forse, e quanto forse non si sa, è questo il viaggio che serve per cambiare il corso della nostra storia. Poi però facciamola finita, perché sappiamo tutti che quando i Bronzi torneranno a casa, della loro eroicità, non resterà più bronzo su bronzo.

I Bronzi, gli eroi più svergognati del mondoultima modifica: 2014-08-08T15:23:19+02:00da giusystar99
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