Cresce in una modesta famiglia , dove il sacrificio dei genitori, riusciva a non far mai mancare il pane sulla loro tavola. Finite le scuole elementari, avrebbe voluto continuare gli studi, ma non gli fu’ possibile perché le condizioni in cui si trovava la sua famiglia non l’avrebbero permesso. Quella di Strati fu una famiglia molto povera. Il padre, era un piccolo muratore, che per sopravvivere , coltivava la terra che era stata presa in affitto da alcuni signori, dove spesse volte anche Saverio, era piegato ad aiutare il padre nel faticoso lavoro dei campi. Col tempo, imparo’ anche lui a fare il muratore, diventando abbastanza bravo. A 18 anni infatti, divenne “capo-mastro”, e riusciva a guadagnare lo stesso compenso di suo padre, ma fu in quel momento della sua vita , che la voglia di leggere fu più forte del resto delle sue emozioni. A 21 anni, poi, nel 1945, fu forte la sua voglia di andare oltre la maestria del muratore e oltre i confini delle sue terre, che chiese aiuto economico ad uno zio, fratello di sua madre che viveva in America. Saverio ricevette da lui subito dei soldi e la promessa di un sostenimento mensile che lui stesso gli avrebbe fatto avere. Cosi’ andò a Catanzaro, dove prese lezioni private da eccellenti professori e da esterno riusci a prendere la maturità classica. Da qui, poi, si iscrisse presso la facoltà di Lettere e e Filosofia , all’università di Messina. Scrivere , per Saverio negli anni divenne ,un elemento essenziale per la sua esistenza, tanto che nel 1950-1951, incomincio’ a scrivere senza freni, quasi fosse un turbine di parole impazzito dalla necessita’ di metterle su carta. Ebbe poi , la grande fortuna di seguire delle lezioni su Giovanni Verga che venivano tenute da Giacomo De Benedetti. Fu proprio a lui, che dopo una sempre piu’ profonda conoscenza, Saverio fece leggere i racconti de”La Marchesina”. Superando le aspettative di Saverio, che speravano, ma non credevano in un giudizio positivo da parte del suo professore, De Benedetti, ne rimase affascinato, al punto che presento’ l’opera a Arnoldo Mondadori, dove lui era il curatore de “Il Saggiatore”. Da qui la carriera dello scrittore nato e cresciuto nelle terre dell’Aspromonte, grazie allo zio d’America , che diventa la sua forza economica, spicca il volo nei più importanti salotti letterari italiani. A seguire , scrisse poi altre opere , tra cui: La Teda”, 1957, “Tibi e Tascia” che vinse il premio Vaillon a Losanna nel 1960. Conobbe poi una ragazza in Svizzera, della quale si innamoro’ . Si sposo’ subito dopo, e rimase in Sizzera per circa 6 anni, dove scrisse “Noi Lazzaroni”, romanzo nel quale affronta fortemente il tema dell’emigrazione. Nel 1972, torno’ in Italia, dove scrisse nuovi romanzi, tra cui “Il nodo”, “Gente in viaggio”. Tra il 1975/76, scrisse “Il Selvaggio di Santa Venere”, con il quale vinse il premio “Supercampiello” nel 1977. A questo, seguirono poi altri romanzi, fino al 1991, quando la casa editrice Mondadori, con la quale nasce Saverio Strati scrittore, rifiuta di pubblicare “Melina”, e rigetto’ il suo ultimo romanzo “Tutta una vita”che poi rimase del tutto inedito. Con i premi ricevuti e i libri pubblicati durante tutta la sua carriera, Strati, accumulo’ il gruzzolo che lo aiuto’ a vivere in tutti questi anni di luci basse sulla sua vita da scrittore. Ma oggi che le sua tanto ambita scrittura, e’ costretta a deglutire l’amarezza della mancata riconoscenza e della mancata quantita’ di luce che possa farla rivivere, lo scrittore torna e chiede le giuste e dovute rendite per il lavoro svolto durante la sua vita. E oggi, che Strati torna , il salotto letterario italiano e’ giusto si riconfermi eccellente e apra nuovi riflettori sullo scrittore. E’ giusto che L’Italia oggi scriva per Strati le pagine di un libro dedicate a chi prima ha scritto libri per l’Italia intera; e che la storia possa rendere giusta tra le sue pagine, la notorieta’ letteraria tale della consapevolezza dell’eccellenza , dello scrittore di Scandicci, dello scrittore di Calabria. Allora, che siano i giovani di questo secolo nuovo, a leggere Saverio Strati, a ripercorrere le strade che hanno formato la sua narrativa e a simulare in questa frenesia dell’essere, moderna e apatica , i tratti di uno scrittore costruito a cavallo di due tempi, sperimentando il paragone di due pensieri a confronto,e alla fine , trovare nella narrazione di Strati i segni tangibili che eguagliano il vociare di due secoli, elevandone un unico pensiero.
2 risposte a RIFLETTORI SU “SAVERIO STRATI”, LO SCRITTORE CALABRESE DIMENTICATO.