RECENSIONE. ANGELA “LA MALANDRINA” di TITTI PRETA

TITTICara Angela, Assunta, La malandrina…,

grazie a quella scrittrice che ti h ridata alla storia, ora ti conosco anch’io.
Non è stata vana la tua morte, no. Non è stata solo sangue versato, grido, pianto…, perché come un giglio in mezzo ai cardi, la tua storia rispunta.
Leggere Angela la Malandrina, di Titti Preta, è stata una straordinaria avventura. Un tuffo, in apnea, nella storia che mi -ci- appartiene. Perché Angela è la storia. Angela è metafora di una Calabria divenuta “brigante” per necessità. Perché le vicissitudini del suo così grande e afflitto Sud, l’hanno portata a divenire tale. E Angela, o Assunta, o meglio ancora la Malandrina, si riassume semplicemente nel nome di una terra che sul suo petto ha impressa la geografia dei volti degli uomini e delle donne ‘briganti’ che l’hanno abitata, vissuta, e stranamente anche recuperata.
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È bella, intrigante e saporita le storia di Angela. Magistralmente descritta dall’autrice che con l’utilizzo di alcuni termini dialettali, o meglio ancora espressioni non popolari ma popolane, da alla storia quella profondità di cui necessita.
Torna prepotente dentro questo libro la schiavitù delle ‘femmine’ del Sud e la voglia di libertà delle stesse che per far parte ‘forse’ dei vincitori’ diventano brigantesse. Come la Capitana, e poi anche Assunta e le altre che pur facendo la vita si riconquistano donne.
La fuga verso la libertà dell’essere se stesse e poi il ritorno a quel senso d’appartenenza dal quale si era fuggiti.
Angela, spregiudicata e assassina, maschia nell’agire, torna a un certo punto a essere non femmina ma donna. E sente la necessità d’esserlo oltre che nel corpo anche nello spirito. E morirà da donna, pensando a una creaturina che ha fatto nascere, quando per la prima volta tocca sangue di vita e non di morte. Muore da donna quando viene appesa nuda, come una crista, per essere visibile bene agli occhi di tutti. Schernita, derisa e  sputata.
Titti Preta, in questo libro non si limita al semplice racconto di una storia di brigantaggio,  ma esalta con garbo anche dal punto di vista antropologico, un personaggio che diviene sin dalle prime righe uno stato d’animo. E non propone una storia, che seppure rimanda a tempi lontani, vecchia e passata, ma del tutto attuale. Una Calabria negata nel suo genere; una donna trafitta nella sua sensibilità. E poi lo sfinimento della femmina, e l’avanzo del maschio che sempre primeggia, vince ed esulta. Ma Angela è il riscatto di una femminilità di cui è intrisa la terra del Sud. Ché se si usa la parola ‘terra’ è femmina; il nome Calabria pure, il termine vita anche. Pace e guerra lo sono altrettanto.
E lo è chi scrive il libro, che forse un uomo non avrebbe potuto farlo acussì.
Ad maiora Titti!
Ai lettori: ” buona lettura “
Giusy Staropoli Calafati
RECENSIONE. ANGELA “LA MALANDRINA” di TITTI PRETAultima modifica: 2016-10-19T12:11:27+02:00da giusystar99
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