Gliel’hanno devastata l’alma!
Aider, Aider!, gridavano.
Niente casa e niente pane, laggiù.
Nulla v’è più.
Aider, Aider!, gridavano ancora.
Né vincitori, né vinti al varco asciutto.
Na crozza chi ciangìa, è la terra sula.
Il giaciglio della razza che infetta
l’infezione della razza che infuria
e poi fugge alla guerra.
Sopra il capo calvo, appena ingiurie e soprusi.
Nella sacca delle trippe, fegatini di uomini spatti.
Poi mare …, il sol moto delle aperte ferite inflitte.
Non più padri o deliranti madri.
Aborti di ventri gravidi a poppa e a prua.
Conserve di doglie nelle stive putride.
Gliel’hanno incarognita con la fame, l’alma!
Abortita laggiù, sulla spiaggia, tra i lidi.
E non è la ballata di Collodi, a festeggiar Pinocchio.
Sol la promessa certa di cert’altri novelli lutti,
di speranze naviganti sopra mari mortuari.
Allor, guardo il Tirreno mio e penso allo Ionio,
Mediterraneo magnogreco,
e non più pesci guizzare vedo, ma corpi.
Flagelli umani che s’inabissano pigri,
lasciando al cielo la sorte.
Corpi erranti, proni e supini.
Mattanze fragorose di carni disfatte…
U pisci, u pisci!, a largo le grida.
Non pisci, guagliu’. Uomini a massa. Morti.
Guizzi, sguazzi, spruzzi, mani tese
a chi, nel coscienzioso affanno lavora alle croci diffuse
edificando pensoso, i cimiteri dell’acqua.
Aider, Aider!, continuavano a gridare.
E onde prima v’erano le grida, ora nulla v’è più.
Il mare è caligine.
Giusy Staropoli Calafati