L’OSTINAZIONE DEI BRONZI

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Erranza o restanza?

Pensando all’educazione seria impartitami da mio padre e da mia madre, sotto la cura attenta dei nonni, seppure solo nella lingua di famiglia, ché la nostra vita è nella Bassitalia che comincia e qui finisce, portando rispetto a tutte le cose animate e senza battito, il signore dell’arte, Vittorio Sgarbi, debbo dire, mio malgrado, che non ha avuto il benché minimo rispetto nei riguardi di un popolo calabrese che sfacchina per il pane, e tutto per colpa di quella sua prosopopea a pompa, che non quieta e non quieta neppure innanzi a due guerrieri di Bronzo benedettamente ignudi come quelli di Riace, residenti a Reggio. E questa accanita e impenetrabile ossessione dei Bronzi a Milano, non fa altro che farlo apparire come uno di quei cristiani senza neppure la pezza di una religione per morire. Per dirla alla Saverio Strati, un vero ‘minchione’ con la testa del mulo e il raglio impaccito di uno scecco.

Ma se si raccapricciano i Bronzi, bella la mia Italia, per tutte le polemiche pazze in cui sono andati a finire; per tutte le offerte folli che si son fatte per farli ‘scasare‘; per tutte le malecose che gli stan facendo a pezzi la gloria e lo stomaco rivoltare, altro che di arte e musei finiremmo a parlare, ma della loro fuga infondo al mare.

I Bronzi non si toccano. All’Expo, a Milano, si mettesse chicchessia, a far da Bronzo all’ostinazione. Il risultato non potrebbe essere altro che un’opera d’arte mostrata al mondo in grado di far arricchire l’Italia di vergogna.

Ma basta, vi prego! Perché tanta ossessione? Nessuno mai si era sfegatato così tanto per robe che portano impresso nell’etichetta il marchio calabrese. Quello terrone e tamarro in un colpo solo. Due anziani guerrieri poi! Questo potrebbe essere come uno di quei massacranti viaggi della speranza, onde chi parte non sa mai quando e se giungerà al porto, vivo o morto. I Bronzi però non cercano speranza, perché essi stessi lo sono per la Calabria. E non cercano partenze, ma arrivi. Dunque nessuno venga al Sud solo per farsi grande in faccia al mondo, approvvigionandosi di quel che serve a far grande un momento, per poi quello dopo, annascare il doppio di prima. Quaggiù si offre in olocausto alla vita di Regione la dignità e il senso dell’appartenenza. L’orgoglio della proprio casa e il mare e il sole.

I Bronzi devono restare a casa. L’identità vive nell’anima di ognuno di noi calabresi, non può separarsene nessuno. E l’opera identitaria dei Bronzi non può fare vacanza. Altrove non può andare. E non c’è cosa più seria per la quale battersi in questo momento. In Calabria, i calabresi ci siamo, non li facciamo. La nostra cultura è fatta di bronzo, non le nostre facce. Che volete di più? Avete preso pure le viscere alle nostre madri con tutti i lutti e le tragiche spartenze. Il pane, la fatiga, la dignità e il lavoro. Ma i guerrieri no.

Perché Milano non impenna, portandosi in fiera pure la Varia? La città farebbe da Padreterno e la sua più bella velina da animella. Uno sballo per tutti i visitatori. Ma i ‘mbuttaturi’? Beh!, per spingere il carro ci vogliono le braccia forti, quelle fatte dal lavoro forte. E’ questa è solo roba da Sud. Dunque spettacolo fallito, perché l’identità va rispettata, essa vive nei suoi uomini. E il rischio di sfregiare la storia di un popolo per soli denari, è un delitto. Piuttosto gli intellettuali e i signori che stanno al comando, vengano quaggiù a riesumare i libri di Alvaro, Strati, Perri, Seminara, Calogero, Costabile, Gambino, Crupi, Campanella, Repaci e tanti altri. Questa è roba bella da vetrina, che insegna al mondo quanto è importante, per crescere, la cultura dell’appartenenza. Ché il mondo prima di incontrare le gesta, deve sapere a memoria il valore degli uomini che le hanno compiute.

‘Chi bene ti vuole in casa ti viene’, sbraitava mio nonno, quando i figli impediti dalle faccende delle loro case non andavano a trovarlo. E hai voglia che questi lo invitassero ad andare in casa loro. Così accadeva che chi davvero avesse voglia di vedere il padre, in casa sua ci andava eccome! E il nonno, da morto che era, ritornava a vivere. Parabola significa, signor Sgarbi. Siamo davvero delle capre tamarre, noi calabresi, da non essere degni di attenzioni in casa nostra? Ci avete preso pure l’ultima uva, (e il mio pensiero va a Franco Costabile), e il vino? Bevuto alle bancarelle dello scialapopolo altitaliano, mentre noialtri siam rimasti sempre quaggiù a fare il popolino dei terroni. I Bronzi di Riace sono pezzi da museo, non oggetti di bancarelle o statuette bronzate da vetrina. Sono la forza di una terra che lotta e la fragilità della stessa terra che quando le si sparigliano gli uomini, si fa il suo cuore a pezzi, massacrandosi l’anima nera, che pare voglia essere allestita a lutto a vita, da tutti gli sciacalli impettiti, che la Calabria la depredano senza vergogna. E’ vero, siamo un popolo di conservatori noi, un popolo dove la ritrosia spontanea è l’effetto di una dignità che il Padreterno ci indota dalla nascita. Ma siamo aperti alla vita. Siamo noi come nessun altro popolo è: la casa dell’accoglienza. Siamo un popolo di uomini che non son fessi e tiene alle sue cose e alle sue case. Il popolo che sa che difendendo le sue vesti, tra 2000 anni, chi si ricorderà che la Calabria esiste con tutti i calabresi, venendo quaggiù troverà due Bronzi ancora in piedi pronti a raccontare una storia. Quella della Calabria. La stessa di casa mia, anche se io allora sarò tornata alla cenere nel sapore diffuso del vento del Sud.

Giusy Staropoli Calafati

 

L’OSTINAZIONE DEI BRONZIultima modifica: 2014-09-22T22:04:36+02:00da giusystar99
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